Abruzzo abbazie
e monasteri
ABBAZIA DI SAN GIOVANNI IN VENERE
Molto si è scritto negli anni su questa splendida
Abbazia, e diversi storici si sono appassionati a ricostruirne l’architettura,
l’economia e la sua giurisdizione civile e religiosa.
Il Monastero prima di divenire essenzialmente luogo
di culto, fu per diversi secoli sotto i Longobardi, gli Angioini, gli
Aragonesi, gli spagnoli e i Borboni il più grande Feudo dell’Italia
Meridionale, con vastissimi latifondi, porti, mulini, scafe, paesi,
città, chiese, conventi, fiumi, saline, fabbriche di figuline, risaie,
boschi, piantagioni di ulivi e di gelsi.
L’Abbazia aveva poi, il privilegio di essere considerata
"nullius dioecesis", non dipendeva cioè, dai Vescovi della regione,
ma erano i suoi Abati ad avere la giurisdizione vescovile.
L’Abbazia era considerata da tutti un punto di passaggio
nonché una pietra miliare per l’arte, la politica, ma soprattutto la
cultura, basti pensare che nei secoli XI, XII e XIII, il numero dei
padri benedettini presenti nel Monastero superava le 120 unità, e numerose
erano le presenze degli studenti interni ed esterni. Nelle scuole dell’Abbazia
venivano infatti impartite lezioni di latino, retorica, teologia, filosofia,
medicina, giurisprudenza, e farmacia.
L’attuale impianto architettonico dell’Abbazia venne
realizzato, dal grande Abate Odorisio II, tra il 1165 e il 1204, ma
è solo una piccola parte della struttura originaria, che era molto più
imponente ed era costituita dalla basilica, dal monastero, dalla sala
capitolare, dalle celle, dalle aule per lo studio, dal refettorio, dai
laboratori, dalla biblioteca, dall’archivio, dai locali occupati dagli
amanuensi, dai due chiostri, dalla cucina, dal forno, da un ambulatorio,
dall’ufficio dell’Abate, e dai magazzini.
L’Abbazia come abbiamo già accennato era frequentata
da grandi maestri e sacerdoti esemplari; vi operarono scultori, maestri
muratori, architetti, medici, avvocati, e vi sostarono soprattutto letterati.
Gabriele D’Annunzio ne è l’esempio forse più grande, ma si potrebbero
nominare anche Francesco Paolo Michetti, Francesco Paolo Tosti, lo scrittore
Guido Piovene durante il suo "Viaggio in Italia" e il giornalista abruzzese
Ettore Janni, Direttore, nel 1943, del Corriere della Sera.
Oggi, l’Abbazia non ha più le grandi ricchezze di
un tempo e né vi risiedono i grandi Abati, i letterati, i teologi, i
filosofi, i latinisti e gli amanuensi. Il suo archivio ricco comunque
di pergamene, e la sua biblioteca dotata di migliaia di testi scritti
da autori greci e latini, oltre che di libri sacri, hanno perso molto
del loro patrimonio iniziale, e gran parte di quello che ne resta è
stato trasferito a Roma, presso la Congregazione dell’Oratorio di San
Filippo Neri.
Attualmente, del grande complesso abbaziale si possono
ammirare la grande Basilica, la cripta con i dipinti di Nicola Pallustri,
il chiostro, il giardino, il portale della Luna con gli altorilievi
del 1230, la nicchia con i resti dell’abate Odorisio II, il suo corpo
situato sotto il sagrato del portale della Luna, le sculture delle due
porte laterali, le splendide absidi, le colonne e gli archi a tutto
sesto e a sesto acuto della Basilica.
E’ in discreto stato di conservazione anche la "fontana
di fabbrica romana" che si trova nelle adiacenze della monumentale struttura,
risalente ad un periodo collocabile tra l’80 e il 90 a.C.
Questa splendida abbazia è sita nel territorio
del comune di comune di Fossacesia (comune della provincia di
Chieti) dal quale dista circa un chilometro. A circa la stessa
distanza viene lambita dall'autostrada Adriatica A14 ed è
raggiungibile dalla provinciale SP106(la distanza che la separa
dalla stessa continua ad essere quella approssimativa dei mille
metri).
Link per la mappa di Google sul territorio adiacente all'abbazia.
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