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Emilia
Romagna abbazie e monasteri
Abbazia e monastero Cistercense di Chiaravalle
della Colomba
L’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, sorge nella
pianura piacentina vicino al comune di Alseno, ed è considerata la presenza
cistercense più celebre nella regione emiliana. La sua fondazione è
espressamente richiamata da un documento solenne chiamato «institutionis
paginam», con il quale nel Arduino, vescovo di Piacenza, concesse al
monastero i primi beni terrieri.
La «institutionis paginam» cita il nuovo nome dell’antico
Careto, luogo desolato nella selvosa e paludosa landa padana, ricordandone
il titolo di «Colomba». La storia dell’Abbazia infatti sarebbe legata
ad una leggenda che racconta di una bianca colomba e di come avesse
delineato con pagliuzze, dinanzi agli occhi dei monaci, il perimetro
del complesso religioso. Altre fonti affermano invece che il nome di
«Santa Maria della Colomba» si riferisca al mistero dell’Annunciazione.
Il fondatore dell’abbazia è San Bernardo, il grande
abate di Clairvaux (Claravallis), il quale dopo la riforma benedettina
sgorgata su finire del sec. XI dal monastero di Cîteaux (Cistercium),
dove si privilegiava il lavoro manuale, si era portato gruppi di monaci
in Lombardia per aprire stazioni di bonifica nelle zone più povere.
Aveva istituito così nel 1135, l’abbazia di S. Maria di Roveniano (l’odierna
Chiaravalle Milanese) e pochi mesi dopo, dietro richiesta di Arduino,
S. Maria della Colomba.
La storia dell’Abbazia vede una lunga e operosa presenza
dei monaci, che nei secoli, nel territorio circostante, diedero inizio
allo sviluppo della cura agricola e bonificatoria. Ad incidere però
sulle sorti della comunità cistercense, furono i fatti civili. Nel 1214
si registrò una prima grossa depredazione militare, e nel 1248 Federico
II di Svevia, sconfitto presso Parma da Gilberto IV da Correggio, portò
il suo esercito a Chiaravalle uccidendo diversi monaci, e saccheggiando
e incendiando il monastero. Evento che viene ricordato da una lapida
riposta in una nicchia dell’angolo orientale del chiostro. Nel 1444
l’Abbazia, fu concessa in commenda.
L’istituto della «commenda» consisteva nell’assegnazione
del titolo formale di abate a illustri personaggi, i quali vivevano
lontani dal monastero ma ne incameravano le cospicue rendite. Nonostante
tutto, in questo periodo, il complesso degli edifici si ampliò notevolmente
anche dal secolo XVI al XVIII, fino a che due decreti napoleonici, nel
1805 e nel 1810, confiscarono i beni e soppressero l’istituzione, allontanando
i religiosi.
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