Abbazia di Chiaravalle
Appena usciti da Milano negli immediati dintorni,
poco più lontano di Viale Omero, e di Via S. Dionigi,in aperta campagna
seppur a soli 7 chilometri dal Duomo, si trova uno dei primi e importanti
monasteri cistercensi, l’abbazia di Chiaravalle, dominata dall’alta
torre (oltre 56 metri), familiarmente battezzata dai milanesi "Ciribiciaccola".
Venne fondata nel 1135, in una zona all’epoca paludosa
a sud della città, da un gruppo di monaci inviati dall’abate di Clairvaux,
divenuto poi San Bernardo di Chiaravalle, colui che dettò la regola
dell’Ordine dei Templari e dal quale deriva il nome italianizzato dell’Abbazia.
Intorno al 1150, al posto della prima misera costruzione,
venne edificata l’attuale chiesa, perfettamente orientata sull’asse
est-ovest, come tutte le abbazie cistercensi.
La chiesa appare perfetta nel suo lungo piè di croce,
con i robusti contrafforti emergenti dai fianchi, il transetto sporgente
e il tiburio, da cui si alza l'alta torre nolare, risalente alla prima
metà del 1300.
Nell’architettura dell’abbazia possiamo notare motivi
di ispirazione francese, uniti a quelli di tradizione romanica lombarda,
soprattutto negli archetti che corrono in alto sulla facciata, sui fianchi
e sulle testate del transetto.
L'interno della Chiesa, ha conservato intatto il
suo impianto a croce latina, con le tre navate divise da pilastri cilindrici,
e negli affreschi si nota anche la mano degli artisti toscani, specie
nella decorazione del bel tiburio ottagonale, che nasce quasi come per
gioco da una base quadrata.
Oltre alla costruzione dell’abbazia, i monaci si
dedicarono alla bonifica della zona favorendo il diffondersi dell’allevamento
del bestiame, da cui derivò un’abbondante produzione di latte largamente
superiore al fabbisogno della popolazione, grazie al quale venne messa
a punto la ricetta di quel formaggio che successivamente prese il nome
di Grana.
Nel 1490 a Chiaravalle giunse il grande Bramante,
che lasciò in eredità al complesso gli affreschi del chiostro e alcuni
dipinti. Da quel momento in poi, le mura del monastero fecero da sfondo
per altre grandi e importanti opere d’arte come gli affreschi dei Fiamminghini
eseguiti tra la fine del '500 e i primi del '600, o la cinquecentesca
"Madonna della buona notte" di Bernardino Luini all'altare maggiore
barocco del 1689.
Nel 1798, la Repubblica Cisalpina cacciò i monaci,
e la chiesa divenne parrocchia del vicino paese mentre i beni del monastero
furono messi all’asta.
Nel 1952 per interessamento del Cardinale Schuster,
a Chiaravalle ritornarono i Cistercensi, e il comune di Milano cedette
loro immobili e orti in godimento rinnovabile ogni 29 anni.
Nel 1958 iniziò la ricostruzione del chiostro, vero
cuore della cittadella monastica, e dagli inizi degli anni ’70 si è
avviato un graduale restauro completo del monastero. e restauro completo del monastero.