La rossa abbazia dei Santi Pietro e Paolo in Viboldone
si erge in una distesa verde a pochi km da Milano, spalleggiata da una
distesa di pioppi. La sua storia inizia nel lontano 1176, quando i monaci
Umiliati posero la prima pietra dell'abbazia.
Viboldone fu una delle case Umiliate più importanti
di tutta la Lombardia, e raggiunse il massimo splendore e potenza economica
nella prima metà del XIV secolo, proprio quando venne terminata la costruzione
della Chiesa avvenuta nel 1348. La sua decadenza iniziò a partire dal
XV secolo, e terminò con la soppressione dell'ordine, decretata con
la Bolla "Quemadmodum" del 7 febbraio 1571 di papa Pio V.
Dal 1581 il monastero passò ai monaci benedettini
di Monte Oliveto che lo mantennero per oltre due secoli, e dopo l'ultima
totale dispersione dei beni durante la Repubblica Cisalpina, il restauro
avviato per opera del conte Aldrighetto di Castelbarco Albani che la
mise a disposizione del cardinale di Milano, dal 1 maggio 1941, Viboldone
in tutto il suo complesso venne affidato ad una comunità di monache
benedettine.
La prima Chiesa del 1176, dedicata a San Pietro,
comprendeva solo le absidi, piatte come nell'architettura cistercense,
e la prima campata in stile romanico lombardo. Cresciuta la comunità,
venne ampliata nel corso del '200 con la navata "gotica" di colonne
in cotto che sorreggono alte volte a crociera.
Il completamento della costruzione con la facciata
a capanna avvenne solo nel 1348.
Altre caratteristiche dominanti sono costituite dal
grande occhio, dalle decorazioni in cotto, dalle statue di San Pietro
e San Paolo e dal portale marmoreo sovrastato dalla lunetta con la Madonna
e il Bambino.
Il fortificato campanile, completato da uno slanciato
cono cestile, venne innalzato sull'abside probabilmente all'inizio del
'300.
Solo le prime due campate orientali risalgono al
XII secolo, lo stile è romanico, con l'aggiunta di classici elementi
gotici.
Gli affreschi, che ricoprono in buona parte l'interno
della chiesa, risalgono al 1349 e rappresentano un'importante documentazione
degli orientamenti della pittura lombarda del Trecento.
Affiancata sul lato sinistro dell'Abbazia, troviamo
poi la Casa del priore, che di fronte alla facciata delinea uno spazio
di grande suggestione, a custodirne il silenzio e la pace. L'aspetto
attuale è quello di un palazzetto rinascimentale, risultante da successive
ristrutturazioni a partire dal monastero originario, fino a essere una
residenza nobiliare, dimora dei priori e poi dell'abate commendatario.
Al suo interno conserva soffitti a cassettone, fregi, grottesche con
stemmi e decorazioni simboliche.
Al piano nobile si trova la Sala della Musica, con
le pareti interamente affrescate di raffigurazioni di strumenti musicali,
volute dal dotto Ludovico Landriani e di grande interesse anche dal
punto di vista dell'iconografia musicale rinascimentale.