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Molise abbazie
e monasteri
Abbazia di San Vincenzo al Volturno
Le prime vicende del monastero di San Vincenzo al
Volturno sono raccontate nel codice miniato Chronicon Vulturnense
conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, e sono state raccontate
molto probabilmente da un monaco che ha vissuto gli splendori ed il
declino dell’abbazia stessa intorno al 1130.
La storia delle origini del cenobio di San Vincenzo
al Volturno narra che tre nobili beneventani, dietro consiglio dell’Abate
Tommaso di Farfa, si recarono presso le sorgenti del fiume Volturno
alla ricerca di un luogo che potesse conciliare loro pace e preghiera.
I tre frati trovarono un territorio fertile ed un vecchio edificio diroccato
risalente probabilmente all’epoca di Costantino, che tra la fine del
VII e gli inizi dell’VIII secolo trasformarono in una nuova chiesa.
Il monastero di San Vincenzo (così come venne consegnato alla storia)
fu creato dal duca di Benevento, Gisulfo I, immediatamente dopo la vittoriosa
conclusione di una campagna militare e per questo venne interpretato
come il luogo della manifestazione del potere detenuto dal suo patrono
secolare su di una importante zona di confine.
L’Abbazia trovò il momento di massimo splendore tra
il 730 e il 775 sotto i duchi di Benevento, ma in seguito alla vittoriosa
discesa di Carlo Magno in Italia, divenne teatro di una lotta fra i
monaci longobardi fedeli al Duca di Benevento e quelli franchi favorevoli
ai nuovi dominatori d'oltralpe. I Franchi carolingi si interessarono
ben presto agli affari del monastero, dato che lo stesso Carlo Magno
teneva in non poca considerazione che a san Vincenzo in Volturno fosse
adeguatamente onorato il suo nome. Nel 787, su richiesta dell'abate
Paolo, Carlo Magno rilasciò al monastero un diploma con il quale, nel
confermargli i suoi possessi, concedeva altresì ad esso il privilegio
di poter eleggere il proprio abate e di godere delle immunità fiscale
e giudiziaria, che comportavano grandi vantaggi politici ed economici.
L’abbazia divenne così un luogo di pellegrinaggio
ed il simbolo di una ricchezza forte ed ostentata, tanto che intorno
all' 830, l'Abbazia di San Vincenzo al Volturno possedeva beni in Abruzzo,
nel Lazio Meridionale, nel Molise, in tutta la Campania ad eccezione
del Cilento, in Puglia e in Basilicata. Con gli abati Talarico ed Epifanio,
proseguì l'ascesa di San Vincenzo al Volturno; vennero costruite altre
quattro chiese, oltre alle quattro che erano state edificate dai primi
padri, ma ciò non servì a proteggere l’intero complesso dal terribile
declino che vi si scatenò nel 839, a seguito dell'assassinio del principe
Sicardo, e della guerra civile che divise il territorio circostante
in tre tronconi, con capitali in Benevento, Salerno e Capua.
Nell' 847 un forte terremoto, con epicentro presso
Isernia, danneggiò numerosi edifici della cittadella monastica.
Nell' 860 una banda di Saraceni, guidata dall'Emiro
di Bari Sawdan, minacciò di saccheggiare il monastero a meno che non
gli venisse versato un tributo di 3.000 aurei. L'abate, pur di veder
risparmiato il sacro cenobio, accettò di pagare salvando così la vita
a centinaia di frati senza contare tutta la gente che viveva attorno
al monastero e che aveva trovato rifugio tra le antiche mura. Vent'anni
dopo però, nell’ 881, gli Arabi alleati del vescovo-duca di Napoli,
si recarono a San Vincenzo al Volturno e saccheggiarono il monastero.
Dopo la definitiva estromissione dei Saraceni dalla
Campania nel 916, un piccolo gruppo di monaci fece ritorno a San Vincenzo
al Volturno con l’intento di riportare l’ordine nel territorio devastato
dalla violenza degli arabi e con il proposito di ricostruire l’intero
complesso dell’abbazia. Venne restaurata la chiesa principale (il San
Vincenzo Maggiore), edificato un nuovo campanile ed un nuovo chiostro.
I pericoli però non si placarono, così quando l’Abbazia venne depredata
perfino da una famiglia locale, i Borrelli, nel 1042, il nuovo abbate
Gerardo decise di trasferire il monastero su una nuova posizione più
difendibile, che è poi quella dove si trova l'attuale monastero.
Durante la seconda guerra mondiale la chiesa fu bombardata
e ridotta in un cumulo di macerie, dal quale risorse nel dopoguerra
solo grazie all’impegno dei monaci di Montecassino. Dal 1989 è nuovamente
attiva una comunità di benedettini, formata da religiose dell'Ordine,
provenienti dal monastero di "Regina Laudis", che ha la sede principale
nel Connecticut (USA).
Il sito archeologico dell'antico insediamento monastico
di San Vincenzo al Volturno si trova nel Molise, vicino alla città di
Isernia, nei pressi delle sorgenti del fiume Volturno, ed è ubicata
nel punto più stretto d'Italia, dove la distanza tra la costa del mare
Adriatico e quella del mar Tirreno è di solo 160 km.
L'area di San Vincenzo è compresa nel territorio
di due comuni limitrofi: Rocchetta al Volturno e Castel San Vincenzo,
ed è situata nei pressi della superstrada che conduce a Roccaraso per
chi viene da Roma o da Napoli.
Posta ai limiti sud del Parco Nazionale d'Abruzzo,
l'area offre uno spettacolo naturalistico di primaria importanza per
la flora e la fauna presenti.
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