Fondato nel 1098-1099 per volontà di Boemondo I principe
di Taranto e di Antiochia, e di sua madre Costanza, Il cenobio di San
Nicola di Càsole, rimane ancora oggi uno dei luoghi più importanti e
spettacolari nei pressi di Otranto, tanto che tutt’ora esistono dei
progetti di recupero per le sue rovine.
Nel 1071 in Puglia la dominazione bizantina era stata
sostituita da quella normanna; Boemondo donando ai monaci basiliani
il Casale di Casole e sovvenzionandone la costruzione del monastero,
riuscì ad accattivarsi il favore della popolazione locale salentina.
Nel periodo del suo massimo splendore il Casale,
eretto su di un cenobio presistente costituito da casupole, dal quale
probabilmente deriva il nome di Casole, era arrivato ad essere il più
importante monastero di tutto il Meridione; possedeva numerose proprietà,
grance e metochie e da Casole dipendevano numerose chiese.
Godette quindi di grande notorietà, anche presso la sede pontificia,
che in più di un'occasione utilizzò le più significative personalità
del monastero di Casole per missioni a Costantinopoli.
San Nicola di Casole diventò così il centro propulsore
di un movimento letterario che si pose sotto l'ala protettrice di Federico
II.
Al suo interno vi nacque un Circolo Poetico la cui
guida fu l'abate Nettario che promosse un vero e proprio umanesimo italobizantino
in Terra d'Otranto, determinando la sopravvivenza della lingua greca
come lingua letteraria del Salento, in un'età in cui invece a Palermo,
l’italiano volgare prevaleva sulle lingue classiche.
San Nicola di Casole è ricordato per la sua biblioteca,
dove faceva attività di prestito, e che non era soltanto di servizio
al convento, ma era anche aperta al pubblico.
Con la distruzione del monastero ad opera dei turchi
nel 1480, la biblioteca andò perduta, ma fortunatamente pochi anni prima
centinaia di volumi erano stati prelevati dal cardinale Basilio Bessarione
metropolita di Nicea, patriarca di Costantinopoli, che successivamente
offrì a Venezia la sua intera e ricca raccolta di codici, ivi compresi
quelli prelevati dall’abbazia di San Nicola di Casole ad Otranto.
I libri che si sono salvati dalla demolizione operata
dai turchi, attualmente si trovano sparsi per le bilioteche di mezza
Europa.
L’abbazia di san Nicola di Casole dopo la distruzione
dei turchi rimase abbandonata fino al 1527, quando per volere del papa
Clemente VII, furono avviati i lavori di restauro per la chiesa.
Negli anni successivi subì un processo di lento degrado,
fino al definitivo abbandono dei primi del 1800.
Il sacco di Otranto del 1480 rimase un avvenimento
sconvolgente per l’intera comunità di casole, perchè comportò fra l'altro,
la distruzione dell’intero monastero di San Nicola di Casole, per secoli
ponte fra Occidente e Oriente in quanto aveva contribuito al passaggio
della civiltà greca in Occidente e della civiltà latina in Oriente.
L'Abbazia di San Nicola di Casole si ispirava alla
regola di San Basilio ed è probabilmente il momento più alto della diffusione
nel Salento del monachesimo basiliano.
Successivamente alla lotta iconoclasta di Leone III
Isaurico (717-741), un gran numero di religiosi decise di trasferirsi
sulle opposte sponde dell'Adriatico, cercando rifugio in Italia Meridionale.
Sorsero allora in gran numero cripte, laure, grance, abbazie, metochie.
Il Salento accolse i monaci greci con generosa ospitalità,
poiché essi rappresentavano l'espressione più raffinata della grande
cività della Grecia classica, il punto di incontro tra l'antico Impero
Romano e il Salento appunto, dove la lingua ufficiale era proprio il
greco.
Nel giro di pochi anni, l'Abbazia di San Nicola divenne
uno dei centri più importanti della cultura e della religione medioevale,offrendo
insegnamento, vitto e alloggio a tutti i giovani che volevano apprendere
le lettere greche.
La storiografia filosofica solo da poco tempo sta
valutando l'apporto dell'Abbazia di Casole al pensiero occidentale,
anche se è indiscussa l’importanza che Casole ebbe fra i centri culturali
europei di primissima importanza, probabilmente alla stregua di Chartres,
Cluny, Bec, San Gallo, Fulda e York.
I monaci di Casole si dedicavano alla preghiera,
allo studio e all'insegnamento; erano organizzati in segmenti di interesse,
a capo dei quali vi erano dei coordinatori; gli ieromonaci (monaci-sacerdoti),
a cui spettava celebrare le funzioni; la custodia della chiesa e delle
sue suppellettili era affidata invece al monaco ecclesiarca; la biblioteca
dipendeva dal monaco bibliofilace, funzione importantissima, visto che
la biblioteca era considerata il più significativo bene del cenobio.
Giornalmente i monaci si dedicavano alla attività di copiatura dei codici,
presieduta dal monaco protocalligrafo. Il cellerario sovraintendeva
ai magazzini e alla mensa. L'igumeno, poi, rappresentava la funzione
più alta nel convento. All'igumeno tutti i monaci dovevano obbedienza
e rispetto.