|
Toscana abbazie e monasteri
Abbazia Benedettina di San Gaudenzio
L’Abbazia dedicata a San Gaudenzio, costruita
nel 1028 per volere del vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro, è sicuramente
il cuore pulsante del paese. Nel 1070 per volere del vescovo Trasmondo,
promotore dei nuovi lavori di abbellimento e ristrutturazione, la nuova
chiesa consacrata fu affidata ai monaci Benedettini, che se ne presero
cura trasformando l’abbazia in un luogo di incontro culturale oltre
che religioso. Nel 1302 infatti, nell’Abbazia si tenne un convegno rimasto
celebre e ricordato anche nelle Storie della letteratura italiana: il
convegno degli esuli fiorentini Ghibellini e dei Guelfi Bianchi. Nell’incontro,
organizzato ai fini di trovare un accordo con gli Ubaldini per poter
rientrare a Firenze, (dominata in quel tempo dai Guelfi Neri)., tra
le varie personalità spiccava quella di Dante Alighieri. Purtroppo l’accordo
non venne raggiunto e seguirono a quell’evento terribili scontri tra
Bianchi e Neri, con la sconfitta dei primi, e la conseguente decisione
di Dante, di staccarsi dai compagni fiorentini, definiti come membri
di una "compagnia malvagia e scempia". Negli anni seguenti la presenza
benedettina si assottigliò e l’Abbazia subì un lento declino. Nel 1482
venne inglobata dalla SS. Annunziata di Firenze e si formò una comunità
religiosa di Serviti a capo della quale stava un priore. I Serviti rimasero
a San Godenzo fino al 1808 quando l’ordine venne soppresso dai francesi.
Oggi la chiesa, è sotto il vescovato fiesolano.
L’Abbazia rappresenta uno dei più importanti esempi
di architettura romanica in Toscana. All’esterno la facciata, si presenta
in pietra liscia, preceduta da uno scalone. L’interno è invece solennemente
vasto: tre navate con pilastri quadrangolari e un presbiterio sopraelevato,
e tre absidi. Nel corso della storia modifiche e restauri si sono alternati
e così l’Abbazia ha modificato spesso la propria architettura, lasciando
comunque intatta l’atmosfera di antica sacralità e di limpidezza geometrica,
in cui gli artisti e i religiosi del passato avevano vistoli luogo di
passaggio per poter far arrivare la mente umana fino a Dio. Un primo
importante restauro venne cominciato nel 1907: il lavoro riguardò sia
la facciata che l’interno e riportò l’Abbazia allo splendore.
Un ulteriore restauro vi fu nel 1947, dopo la seconda
guerra mondiale che distrusse tutto San Godenzo lasciando in piedi solo
l’Abbazia, anche se molto danneggiata. Pochi anni fa infine, nel 1998,
con l’ultimo restauro si è provveduto al consolidamento statico delle
strutture portanti, al rifacimento totale del tetto con recupero delle
sette capriate lignee, oltre al recupero dei muri e dell’abside. Molte
e preziose sono anche le opere conservate in questa chiesa. Innanzitutto
la scultura lignea di San Sebastiano di Baccio da Montelupo, restaurata
e tornata nell’Abbazia nel 1989, dopo nove anni di lontananza; segue
poi un polittico di Bernardo Daddi del 1333 che ripropone la consueta
impostazione di molti altri polittici: la Madonna al centro con il Figlio
in braccio che le accarezza il mento; ai lati San Benedetto, San Giovanni
Battista, San Niccolò e San Giovanni Evangelista. Tra i dipinti presenti
ricordiamo una Vergine annunziata della scuola di Andrea del Sarto (secolo
XVI), una Madonna con Bambino e Santi di anonimo (secolo XVI), un S.
Antonio Abate e un S. Francesco che riceve le stimmate di ignoti (secolo
XVI) e un S. Luigi sempre di anonimo (secolo XVI). Di notevole interesse
anche il pulpito del secolo XV. Nonostante la millenaria storia e soprattutto
nel corso del Novecento che l’Abbazia è stata arricchita di molte opere:
il grande mosaico dantesco nella calotta dell’abside, l’organo a canne,
il fonte battesimale, il campanile.
|