Umbria abbazie
e monasteri
Eremo delle Carceri
Nei primi secoli dell’espansione del monachesimo, durante il periodo
di trapasso tra l’impero romano morente e i futuri stati romano -
germanici, in Umbria il Monte Subasio ha occupato il posto di
rifugio per i vari monaci che, volendosi allontanare dalla vita
nella società, si creavano dei piccoli eremi dove andare a passare
il loro tempi in ascesi.
Attorno a questi luoghi iniziarono a venire costruite anche piccole
cappelle e luoghi di riunione per pregare.
Le grotte finiscono, con una donazione del comune di Assisi,
all’ordine Benedettino.
Nonostante ciò con il passare del tempo questi luoghi sono stati
abbandonati, fino almeno all’avvento di San Francesco. Questi,
affascinato dal Monte Subasio, decide di ritirarsi in solitudine,
quando ne sentiva bisogno, nel cosiddetto “eremo delle carceri”. Si
tratta di una grotta dove il Santo si ritirava a pregare. Si
trattava di un posto difficile da raggiungere perché nei pressi di
uno strapiombo.
Le altre grotte, disposte nei dintorni, sono state poi occupate da i
compagni del Santo, oltre che, in anni successivi, utilizzati da
altri monaci per ritirarsi a meditare.
I benedettini di Assisi accettano di donare al Poverello di Assisi
sia questo luogo di ascesi che la chiesetta della Porziuncola.
Successivamente intorno a questa grotta, grazie anche al contributo
di San Bernardino da Siena, viene costruito un convento, con le
varie costruzioni che sembrano quasi ballare intorno al fosso
presente.
È un luogo fortemente impregnato dello spirito francescano. Nel
convento sono custoditi un abito di Santa Chiara, un codice scritto
dal Santo e un legno che Francesco utilizzava come cuscino.
All’interno delle mura del convento troviamo anche le diverse grotte
dove Francesco e i suoi compagni si ritiravano a pregare. Sono
luoghi visitabili seguendo un sentiero ciottolato. Nello stesso
spazio è inoltre è possibile osservare ancora un leccio secolare
dove si racconta che Francesco parlava agli uccelli.
Raccomandiamo di accorrere per vedere questa pianta perché, anche a
causa dell'inquinamento e della vetustà rischia di sparire.
Ricordiamo inoltre che l’intero complesso dell’Eremo delle Carceri è
considerato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
|