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Umbria abbazie
e monasteri
Abbazia San
Giustino d'Arna
A circa 16 chilometri da Perugia, ai piedi delle
colline boscose, seguendo la provinciale che porta verso Gubbio si trova
l'Abbazia di San Giustino d’Arna, chiamata così proprio
perché a fianco vi scorre l’omonimo torrente che domina tutta la valle.
La Domus di San Giustino alla fine del 1200,
fu sottratta con violenza all’ordine militare del tempio, dai Gerosolimitani
che vi si insediarono nell’aprile del 1316. All’epoca tra i templari
di San Giustino ed il Monastero in questione intercorrevano rapporti
non proprio idillici, e ciò fa pensare, che come era già accaduto per
altri monasteri d’Italia i monaci, costretti ad abbandonare il Monastero,
durante il trasferimento nelle parrocchie, abbiano portato con loro
parte dei documenti originali. Documenti che finirono presto nella biblioteca
privata, prima degli abati Commendatari, e poi della nobile famiglia
Cesi, già in possesso di altri beni ecclesiastici.
Nell’opera "L’ordine dei Templari a Perugina", dello
studioso Tommasi, si legge riguardo alla domus costruita presso
l’ex monastero benedettino di S. Giustino d’Arna, che il 9 dicembre
1237 Gregorio IX diede il mandato di costituire proprio in quei luoghi,
il templare di frate Aimerico procuratore di S. Giustino, ed ancora,
che alle due domus iniziali del monastero di S. Giustino e la
chiesa di S. Gerolamo si aggiunse in seguito la chiesa di S. Bevignate
(costruita tra il 1256 ed il 1260).
Ma nella storia dell’Abbazia, bisogna annoverare
anche l’ingarbugliata vicenda dell’abate valpontense Paolo, che ricevette
dal commendatario, l’incarico di rivendicare i diritti sull’Abbazia
di S. Giustino. Egli, come vicario generale, riuscì a redimere le questioni
fra i monaci del monastero, i cavalieri Gerosolimitani ed il vescovo
di Perugia, che aveva usurpato la giurisdizione sulle chiese unite dell’Abbazia
di S. Maria di Valdiponte, su quella di S. Giustino e di S. Stefano
in Arcellis a Valfabbrica, facendo tornare la chiesa di S. Giustino,
ex monastero benedettino, sotto la tutela della vecchia matrice.
Dell’ antico complesso del monastero, oggi resta
soltanto la suggestiva chiesa romanica, di pietra squadrata,
ristrutturata nel 1933. Si presenta come era all’origine, con un portale
ad arco acuto, rotondo, unica navata nella parte anteriore, con tetto
a capriate e presbiterio rialzato a cui si accede per due rampe di scale
parallele, terminanti in un abside su cui si apre una finestrella.
Sull’altare di pietra serena sagomato ad anse rientranti,
dentro un’urna è conservata una reliquia del santo, raffigurato nel
muro accanto in un bellissimo affresco di scuola umbra, con una veste
bianca come i camaldolesi, e con la macina al collo con cui fu affogato
nel Tevere. Controversa, tuttavia, rimane ancora l’identità del santo:
c’è chi lo crede un presbitero martirizzato sotto l’imperatore Decio,
a.249-250, quando i Cristiani nonostante gli abusi e le minacce rimasero
fedeli a Cristo, e c’è chi lo pensa un monaco benedettino, da non confondersi
con San Giustino martire venerato nel paese omonimo, presso Città di
Castello,che abbandonò gli studi filosofici e si convertì al Cristianesimo
all’epoca degli imperatori Antonino Pio e Marco Aurelio – 138-180.
tra le scale della chiesa che conducono al presbiterio,
al centro si trova anche l’entrata alla cripta che è costituita da un
vasto e basso ambiente illuminato da una piccola finestra, dove due
tozze colonne con capitelli finemente scolpiti con fogliami e simboli,
croci ed altri reggono i larghi archi delimitanti sei campatelle coperte
a crociera. Tre absidi di poco profonde concludono l’ambiente.
l’esterno absidale della chiesa è a due ordini di
archetti, con esili colonnine scanalate e in cima il piccolo campanile
a ventaglia.
L’abbazia di San Giustino, contemporanea a quella
di Montelabate,con la quale era in lite per il possesso del colle di
Farneto, toccò il suo splendore nel XII secolo.
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