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Veneto abbazie
e monasteri
Abbazia di Praglia
Sorta ai piedi dei colli Euganei
a circa 12 chilometri da Padova, e a 4 da Abano Terme, lungo l'antichissima
strada che conduceva ad Este, l’Abbazia di Praglia è stata fondata tra
l’XI e il XII secolo. Il primo Abate di Praglia, Iselberto dei Tadi,
fattosi monaco a S. Benedetto Polirone di Mantova, compare nell'importante
bolla pontificia di Callisto II del 1123, con la quale il papa prendeva
sotto la sua protezione la nuova fondazione. Protezione che includeva
anche un rapporto di dipendenza totale nei confronti della potente Abbazia
di Polirone, fondata dai Conti di Canossa nel 1007 ed entrata poi nell'orbita
dell'osservanza cluniacense.
Fino al 1304, la situazione
dell’Abbazia di Praglia rimase quindi del tutto invariata e statica;
ma agli inizi del XIV secolo, la comunità di Praglia, consolidatasi
e radicata più stabilmente nell'ambiente padovano, iniziò come Abbazia
autonoma il suo nuovo corso, con a capo un Abate eletto dal "proprio
corpo". Il XV secolo si aprì poi anche per l’Abbazia di Padova, sotto
l’influsso e la ventata di novità apportata dall’Abbazia di santa Giustina
di Padova; dopo i disastrosi effetti materiali e spirituali causati
dall'imposizione dell'Abate Commendatario, parti infatti proprio dall'Abbazia
di Santa Giustina, la grande Riforma monastica benedettina che si diffuse
su tutta la penisola fino in Sicilia, alla quale Praglia aderì nel 1448
acquistando in questa sua seconda rinascita in spiritualità e tradizione
culturale.
L'Abbazia non ebbe particolari
problemi fino al 1810, quando Napoleone la soppresse. I monaci, che
avevano dovuto lasciare Praglia, vi rientrarono solo nel 1834, grazie
all'appoggio del governo austriaco. Ma la ripresa della vita benedettina
a Praglia ebbe breve durata, perché già nel luglio 1866 le truppe italiane
entrarono a Padova e il 4 giugno dell'anno successivo venne applicata
all’Abbazia la legge del luglio 1866 che sopprimeva tutte le corporazioni
religiose. Così la comunità fu sciolta una seconda volta, e la maggior
parte di essa trovò rifugio nel monastero di Daila (Istria), allora
in territorio austriaco. A Praglia restarono solo due o tre monaci,
per impedire la totale dimenticanza del monastero nella speranza di
una nuova fioritura. Tutti i beni fondiari del monastero compresi libri
e arredo vennero messe all’asta e acquistati da facoltosi banchieri,
che in un secondo momento nel 1900, decisero di cedere nuovamente, dietro
ricompensa, tutti i beni ai monaci, permettendo così la salvezza dell’Abbazia,
che tornò al suo splendore nel 1904.
Il nuovo cammino di Praglia,
da allora, fu sempre in ascesa, anche durante le due guerre mondiali
che videro Praglia schierarsi in prima linea,come luogo di pronta accoglienza,
e luogo di custodia di infiniti e preziosi tesori di storia e di arte,
compresi i quattro cavalli di bronzo della basilica di S. Marco a Venezia.
A partire dagli anni Sessanta la Comunità ha assicurato una presenza
costante presso l'antico Santuario del Monte della Madonna (Teolo),
mentre dagli anni Novanta ha dato vita ad una piccola comunità benedettina
in Bangladesh, diocesi di Khulna.
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