Fino a pochi anni
fa, il mulo era molto diffuso in molti luoghi, dal Mediterraneo alle
Americhe, dall’Asia all’Africa. In Europa erano particolarmente
apprezzati i muli francesi, robusti e muscolosi, provenienti
principalmente da quattro regione: Cévennes, Poitou, Dauphiné e
Pirenei.
Fino alla seconda
metà del secolo scorso, in Italia era molto diffusi i muli
martinesi, derivati dall’incrocio di asini di Martina Franca (Ta) e
cavalle murgesi, utilizzati soprattutto dalla fanteria alpina e
dall’artiglieria per il trasporto di armi, munizioni, tende ed
approvvigionamenti.
Al fianco degli
Alpini, il mulo ha attraversato quasi un secolo della storia
italiana, dalla Prima Guerra Mondiale, insieme ai soldati italiani
nelle impervie vie di montagna, trasportando con instancabile
tenacia mitragliatrici e pesanti obici, sino al 1993, anno in cui il
quadrupede è scomparso dall’esercito italiano.
A differenza del
cavallo, il mulo ha orecchie lunghe e testa grossa; il collo è
corto, la criniera è scarsa, l’altezza media è di circa un metro e
cinquanta, le articolazioni solide e larghe. Le colorazioni del
mantello più frequenti sono il grigio ed il nero.
Gli esemplari
maschi sono di solito sterili.
In seguito alla
meccanizzazione di molti lavori, il mulo ha perso oggi il sua antico
impiego; in alcuni luoghi d’Italia, l’animale è usato
nell’ippoterapia.
Nel 2008,
L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente ha deciso di
organizzare la prima edizione della Giornata Nazionale della Tutela
degli Asini e dei Muli.