Cavallo e
cavalcare in pratica
|
MONTA MAREMMANA
La
monta da lavoro si distingue dalla "classica" (monta all'inglese), per
staffatura lunga ed uso della briglia tenuta con una mano. In che epoca
abbia avuto origine non si sa, ma può essere interessante sapere che in
Spagna oltre "alla pineta" (assetto leggero e staffatura corta) veniva
praticata "la brida" da cui si sono sviluppate probabilmente le attuali
monte da lavoro.
In tutto il mondo, dove l'uomo e cavallo lavorano insieme
per radunare il bestiame brado, il fine è lo stesso, anche se per
raggiungerlo le esigenze dei luoghi, la loro natura, le tradizioni e
cultura a fatto sì che si che ci fossero delle differenze sostanziali nei
metodi di doma, addestramento, stile.
In Italia la monta alla maremmana
nasce in Toscana e nel Lazio, ed anche se il risultato finale è il
medesimo, le due regioni variano leggermente sia nello stile che
nell'equipaggiamento. Si sviluppa in queste regioni in tempi antichi, in
aziende che assumevano uomini che lavoravano con il bestiame brado e dove
vi era o un solo uomo per domare molti cavalli oppure si assoldava un
professionista solo nei periodi di necessità, questi avendo poco tempo o
troppi cavalli da domare si limitavano a dare una prima "scozzonatura",
cioè un primo addestramento, quel tanto che bastava a portare l'uomo,
fatto questo i cavalli erano dati subito ai cavalieri che li rifinivano
direttamente lavorando con loro in mezzo al bestiame brado, questo
addestramento rendeva alla fine i cavalli agili, versatili, coraggiosi ed
obbedienti, sapevano muoversi a mano destra e mano sinistra, a serpentina
o indietro, non avevano paura di entrare nell'acqua o dei rumori
improvvisi, sapevano all'occorrenza trainare dei pesi, ed a rimanere fermi
sul posto quando avevano la briglia a terra, erano in grado senza
tentennare di fare le discese e le salite più ripide, e sapevano venire
"sotto", cioè accostarsi lateralmente ad una staccionata per permettere al
cavaliere di salire o di scendere.
Tutto questo ora da un cavallo per
ovvie ragioni si ottiene in un tempo maggiore. Chi volesse provare a fare
questo tipo di monta ed ha praticato "la classica", non farà molta
fatica, dato che i comandi da impartire sono gli stessi, anche se dati in
modo diverso, è fondamentale però avere un cavallo ben addestrato, che sia
agile, equilibrato ed ubbidiente, che sappia cambiare direzione
velocemente senza tentennamenti, e sappia fermarsi repentinamente al
comando.
Il cavaliere per tenersi saldamente in sella deve avere un
assetto sicuro, e in questo viene aiutato da una staffatura lunga, dal
busto tenuto eretto e corpo elastico, ed anche da particolari selle, nel
caso della monta maremmana si usa "la bardella", sella imbottita con
seggio profondo e arcione rilevato, che da al cavaliere sicurezza, questa
sella nel tempo si conforma alla groppa del cavallo e alla forma del
cavaliere, purtroppo può prendere anche i difetti di stile, soprattutto di
chi è abituato a portare il peso del corpo all'indietro tende a
"sformarla" in modo ineguale.
Viene usata anche la scafarda, sella di tipo
militare con seggio meno profondo e che per questo permette maggiore
libertà di movimento del cavaliere, una volta si usava anche la sella con
il pallino. Le selle di questo tipo permettono ed obbligano il massimo del
contatto tra cavallo e cavaliere, rendendo per questo difficile il trotto
leggero, ed anche il trotto seduto è faticoso soprattutto per i butteri
che devono rimanere in sella a lungo, le andature migliori sono, il passo,
il passo allungato, e il galoppo cadenzato.
La voce è un aiuto molto
importante nella monta maremmana, serve ad infondere coraggio al cavallo
davanti alle difficoltà o a richiamarlo quando sbaglia, e viene usata sin
dai primi periodi di doma, il suo impiego continuo non impaurisce il
cavallo soprattutto quando i butteri devono "alluccare", cioè gridare per
richiamare il bestiame.
La briglia va tenuta con una sola mano, la
sinistra (solo i mancini usano la destra), l'altra mano deve essere libera
per ogni azione che il cavaliere deve fare (tenere la mazzarella, aprire
un cancello, tirare di lacciara), con la briglia si comunica al cavallo la
volontà del cavaliere.
Le redini tenute con la mano sinistra si passano
tra l'indice e il medio, quindi tra le dita e il palmo della mano, il
pollice è appoggiato sopra le redini, la rimanenza della briglia cade a
sinistra.
Le redini sfiorano il collo del cavallo e vengono appoggiate su
di esso solo quando si vuole girare, il cavaliere deve semplicemente
ruotare il polso verso il basso per voltare a sinistra, verso l'alto per
girare a destra, la redine in questo modo viene appoggiata al lato del
collo e quella interna si allontana.
Con la briglia il cavaliere non ha il
contatto con la bocca del cavallo come avviene nella monta inglese, e le
redini devono pendere leggermente essendo il morso maremmano estremamente
severo soprattutto se usato da chi non ha pratica e sensibilità della
mano, un suo uso sbagliato oltre che non ottenere un'obbedienza immediata
e precisa del cavallo lo mette in difesa, rompendo il rapporto di fiducia
e collaborazione tra cavallo e cavaliere.
L'abbigliamento del buttero è
composto da scarponi con suola liscia e gambali, o stivali simili, dalla
camicia bianca senza colletto dai cosciali, detti anche guardamacchia da
indossare sopra i pantaloni. Gli arnesi che il buttero porta sempre con se
sono: la mazzarella o pungolo, il classico bastone con cui fa praticamente
tutto (l'apertura di un cancello, la raccolta di un oggetto da terra senza
scendere da cavallo, ect.) e la lacciara.
|