Correre nel verde Cavalli e cavalieri - Correre nel verde direttore responsabile Giorgio Gandini


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Correre nel verde


 


Cavalli e cavalieri la rubrica di equitazione di Correre nel verde

 

Cavallo e cavalcare in pratica

MONTA MAREMMANA

La monta da lavoro si distingue dalla "classica" (monta all'inglese), per staffatura lunga ed uso della briglia tenuta con una mano. In che epoca abbia avuto origine non si sa, ma può essere interessante sapere che in Spagna oltre "alla pineta" (assetto leggero e staffatura corta) veniva praticata "la brida" da cui si sono sviluppate probabilmente le attuali monte da lavoro.

In tutto il mondo, dove l'uomo e cavallo lavorano insieme per radunare il bestiame brado, il fine è lo stesso, anche se per raggiungerlo  le esigenze dei luoghi, la loro natura, le tradizioni e cultura a fatto sì che si che ci fossero delle  differenze sostanziali nei metodi di doma, addestramento, stile.

In Italia la monta alla maremmana nasce in Toscana e nel Lazio, ed anche se il risultato finale è il medesimo, le due regioni variano leggermente sia nello stile che nell'equipaggiamento. Si sviluppa in queste regioni in tempi antichi, in aziende che assumevano uomini che lavoravano con il bestiame brado e dove vi era o un solo uomo per domare molti cavalli oppure si assoldava un professionista solo nei periodi di necessità, questi avendo poco tempo o troppi cavalli da domare si limitavano a dare una prima "scozzonatura", cioè un primo addestramento, quel tanto che bastava a portare l'uomo, fatto questo i cavalli erano dati subito ai cavalieri che li rifinivano direttamente lavorando con loro in mezzo al bestiame brado, questo addestramento rendeva alla fine i cavalli agili, versatili, coraggiosi ed obbedienti, sapevano muoversi a mano destra e mano sinistra, a serpentina o indietro, non avevano paura di entrare nell'acqua o dei rumori improvvisi, sapevano all'occorrenza trainare dei pesi, ed a rimanere fermi sul posto quando avevano la briglia a terra, erano in grado senza tentennare di fare le discese e le salite più ripide, e sapevano venire "sotto", cioè accostarsi lateralmente ad una staccionata per permettere al cavaliere di salire o di scendere.

Tutto questo ora da un cavallo per ovvie ragioni si ottiene in un tempo maggiore. Chi volesse provare a fare  questo tipo di monta ed ha praticato "la classica", non  farà molta fatica, dato che i comandi da impartire sono gli stessi, anche se dati in modo diverso, è fondamentale però avere un cavallo ben addestrato, che sia agile, equilibrato ed ubbidiente, che sappia cambiare direzione velocemente  senza tentennamenti, e sappia fermarsi repentinamente al comando.

Il cavaliere per tenersi saldamente in sella deve avere un assetto sicuro, e in questo viene aiutato da una staffatura lunga, dal busto tenuto eretto e corpo elastico, ed anche da particolari selle, nel caso della monta maremmana si usa "la bardella",  sella imbottita con seggio profondo e arcione rilevato, che da al cavaliere sicurezza, questa sella nel tempo si conforma alla groppa del cavallo e alla  forma del cavaliere, purtroppo può prendere anche i difetti di stile, soprattutto di chi è abituato a portare il peso del corpo all'indietro tende a "sformarla" in modo ineguale.

Viene usata anche la scafarda, sella di tipo militare con seggio meno profondo e che per questo permette maggiore libertà di movimento del cavaliere, una volta si usava anche la sella con il pallino. Le selle di questo tipo permettono ed obbligano il massimo del contatto tra cavallo e cavaliere, rendendo per questo difficile il trotto leggero, ed anche il trotto seduto è faticoso soprattutto per i butteri che devono rimanere in sella a lungo, le andature migliori sono, il passo, il passo allungato, e il galoppo cadenzato.

La voce è un aiuto molto importante nella monta maremmana, serve ad infondere coraggio al cavallo davanti alle difficoltà o a richiamarlo quando sbaglia, e viene usata sin dai primi periodi di doma, il suo impiego continuo non impaurisce il cavallo soprattutto quando i butteri devono "alluccare", cioè gridare per richiamare il bestiame.

La briglia va tenuta con una sola mano, la sinistra (solo i mancini usano la destra), l'altra mano deve essere libera per ogni azione che il cavaliere deve fare (tenere la mazzarella, aprire un cancello, tirare di lacciara), con la briglia si comunica al cavallo la volontà del cavaliere.

Le redini tenute con la mano sinistra si passano tra l'indice e il medio, quindi tra le dita e il palmo della mano, il pollice è appoggiato sopra le redini, la rimanenza della briglia cade a sinistra.

Le redini sfiorano il collo del cavallo e vengono appoggiate su di esso solo quando si vuole girare,  il cavaliere deve semplicemente ruotare il polso verso il basso per voltare a sinistra, verso l'alto per girare a destra, la redine in questo modo viene appoggiata al lato del collo e quella interna si allontana.

Con la briglia il cavaliere non ha il contatto con la bocca del cavallo come avviene nella monta inglese, e le redini devono pendere leggermente essendo il morso maremmano estremamente severo soprattutto se usato da chi non ha pratica e sensibilità della mano, un suo uso sbagliato oltre che non ottenere un'obbedienza immediata e precisa del cavallo lo mette in difesa, rompendo il rapporto di fiducia e collaborazione tra cavallo e cavaliere.

L'abbigliamento del buttero è composto da scarponi con suola liscia e gambali, o stivali simili, dalla camicia bianca senza colletto dai cosciali, detti anche guardamacchia da indossare sopra i pantaloni. Gli arnesi che il buttero porta sempre con se sono: la mazzarella o pungolo, il classico bastone con cui fa praticamente tutto (l'apertura di un cancello, la raccolta di un oggetto da terra senza scendere da cavallo, ect.) e la lacciara.


 

 

 

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