PEDALANDO LUNGO L’APPIA ANTICA
In bici tra mausolei, tumuli e ville, steli
marmoree. Come a dire, in bici nella storia. Un’incursione in un paesaggio
dal fascino eccezionale, che gronda segni e testimonianze in un passato
lontano: una proposta obbligata in una guida come questa, insomma, è una
proposta unica: Perché il patrimonio di una strada monumentale dal pari
valore archeologico e paesaggistico, nonostante gli attentati alla sua integrità
perpetrati negli ultimi decenni, non lo possiede forse nessun altra città
al mondo.
VISITA SULLE DUE RUOTE ALLA “REGINA VIARUM”
Provincia: Roma
Distanze: nessuna,
l’itinerario è compreso entro il Grande Raccordo Anulare.
Come arrivare:
la partenza è dalle Mura Aureliane e precisamente dalla Porta S. Sebastiano,
nei pressi della via Cristoforo Colombo
Tempo indicativo
di percorrenza : 2 - 4 ore
Da sapere: (orario
di visita 9.00 – 12.00 e 14.30 – 17.00, chiuse il giovedì) catacombe di
San Sebastiano, catacombe di San Callisto, Circo di Massenzio (visitabile
su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma 0667102070), Mausoleo
di Cecilia Metella (9 13.30 chiuso il lunedì) EPT di Roma (064881851)
Da Porta San Sebastiano
si prende a pedalare lungo l’Appia antica, il cui tratto urbano corrisponde
alle attuali vie delle Terme di Caracolla e di Porta S. Sebastiano. Passati
sotto i ponti della tangenziale e della ferrovia, si toccano la chiesa del
Quo Vadis davanti al bivio con l’Ardeatina e più avanti l’ingresso della
catacombe di S. Callisto. Lasciata a sinistra l’Appia Pignatelli, si prosegue
a pedalare sul rettilineo su cui si affacciano la basilica e le catacombe
di S. Sebastiano. Qui ha inizio il tratto più interessante dell’itinerario.
Sulla sinistra c’è un circo per corse per carri tra i più importanti della
Roma antica, quello di Massenzio. La sua visita oltre scorci inusuali di
mura e balle di fieno sull’amplissima arena (misura più di mezzo chilometro
di lunghezza). Segue dopo una piccola salita la tomba di Cecilia Metella:
mausoleo di forma cilindrica, tra i più famosi della romanità, fu eretto
per contenere le spoglie della nobile Cecilia, nuora di quel Crasso che
reminiscenze scolastiche assegnano a un celebre triunvirato in compagnia
di Cesare e Pompeo. Non inganni la sospetta merlatura, aggiunta difatti
del ‘300 dei Caetani per fare del mausoleo un castello.
Fiancheggiata da
pini e cipressi secolari, la via prosegue la sua elegantissima passerella
su sepolcri, steli marmoree, sarcofagi, costruzioni un tempo lussuose ma
adesso solo accennate da lembi di mura e isolati frammenti architettonici,
a causa del tempo e dello sconsiderato saccheggio operato negli anni Cinquanta
e Sessanta. Ad allora risale anche la scriteriata costruzione di decine
di ville che privatizzano ampie aree adiacenti alla via.
Comunque sia, l’atmosfera
dei luoghi rimane assai suggestiva e la bicicletta si dimostra il mezzo
ideale per goderne appieno. In diversi tratti “fa ballare” l’originale pavimentazione
a poligoni di basalto, provenienti dalle antiche cave dei castelli
romani. Ai lati della strada, mortificati oggi dal transito delle automobili,
resistono in vari punti anche le crepidenes e cioè i marciapiedi,
un tempo riservati ai soli pedoni. Dopo il tumulo dei Curiazi (vi sarebbe
seppellito uno dei leggendari guerrieri) e la monumentale Villa dei Quintili,
recentemente interessata da un’importante campagna di scavo, si giunge al
grande sepolcro detto Casal Rotondo dove ha termine il tratto più interessante
della via e ci si gira per far ritorno alla Porta S. Sebastiano.
UN’OASI
IN CITTA’ NEL PARCO TEVERE NORD
Provincia: Roma
Come arrivare:
la partenza è viale Tor di Quinto.
Tempo indicativo
di percorrenza : 2 - 3 ore
Lasciata l’auto
nell’ampio parcheggio lungo il viale, si imbocca la stradina asfaltata che
sale sulla destra fino alla sommità dell’argine, sulla stradina, che viene
nel suo tratto urbano, da Ponte Milvio e prima ancora da Viale Angelico.
Mantenendosi alta sul piano fluviale, la pista è assai panoramica e offre
belle vedute sulle sponde del Tevere in questo tratto ancora di un certo
fascino. Alberi e arbusti ne seguono il largo corso, e molte specie di fiori
spuntano a primavera nei campi adiacenti.
Il primo tratto
corre tra la vasta estensione degli impianti sportivi di Tor di Quinto,
mentre inseguito il paesaggio si fa più naturale. Prati scendono fino alla
riva, solcati da sentieri che possono essere percorsi per altrettante variazioni
di percorso.
Si possono anche
fare anche interessanti osservazioni sugli animali, come i ramarri, che
nei mesi estivi vanno pazzi per l’asfalto della pista. Lo sanno bene i gheppi,
piccoli falchi che addirittura nidiano in città e che sorvolano questo tratto
di fiume in cerca di facili prede come possono esserlo questi rettili. Si
osservano anche nibbi bruni, altri rapaci che ali più larghe e scure, e
le solite gracchianti cornacchie che amano ormai la città quanto l’aperta
campagna.
Verso la fine del
percorso si attraversa un fosso su un ponticello in legno e, poco oltre,
si giunge a Castel Giubileo dove le acque del Tevere sono sbarrate da una
diga. Qui finisce la pista, in prossimità del raccordo anulare, e non resta
che fare dietro-front e pedalare tornado al punto di partenza.
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