ARTI MARZIALI
Il termine arte marziale, facilmente
riconducibile all'immagine della lotta corpo a corpo
e, ancor di più, alle tecniche di combattimento
orientali, ha accezione assai più vasta.
Il termine, mutuato assai facilmente
dal latino (art Martis l'arte di Marte,
ossia l'arte del dio della guerra),
ha radici profonde quanto la storia dell'uomo.
Dispiace doverlo ammettere ma
l'arte marziale nasce e dura ancora come strumento
di offesa, anche se spesso ha il nome di autodifesa
e, immancabilmente, quello di sport.
Solo la nostra cultura personale,
il nostro modus vivendi, la nostra educazione,
la nostra tolleranza possono (e devono) trasformare
dei giochi di sopraffazione fisica (fin anche la
morte) in uno dei più salubri esercizi fisici mai
concepiti, in una scuola di pensiero, in un processo
filosofico e culturale, insomma: in salute ed efficienza
fisica e mentale.
Arte marziale è il karate, le
cento versioni di konfù, il viet vo dao, l'amok,
la capoeira, il muay thai, il tae kwon do, il jujutsu,
l'aikido... ma anche la lotta, il pugilato, l'uso
di spade e coltelli. La scherma, il lancio del giavellotto,
il tiro con l'arco non possono essere elencati sotto
la voce "arti marziali" ma basta guardare i gesti
atletici che li compongono per capirne la provenienza
storica e, volendo, a cosa preparano...
La preparazione di reparti speciali,
siano essi polizia o militari, si basa su una preparazione
che rispecchia tutti i dettami delle arti marziali
e potremmo continuare passando dall'uso degli arti
a quello di oggetti, da questi alle cosiddette armi
bianche ed infine ai conflitti a fuoco. Sempre di
addestramento "marziale" si tratta (difensivo od
offensivo sono solo i nomi che decidiamo di dargli
a secondo se si tratti di una nostra attività o
di un'attività altrui).
Niente "distinguo" dunque ma
prendere coscienza che il male e il bene non sono
negli oggetti o nell'azione fisica ma in noi, che
concludiamo: viva lo sport, viva la cultura e la
conoscenza, abbasso violenza, sopraffazione ed ignoranza.
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