ARTI MARZIALI
KALI
Con il termine Kali si
indicano gli stili di combattimento tipici della Repubblica delle Filippine
(Las Felipinas, nome coniato dal conquistatore spagnolo Fray
Ruy Lopez de Villalobos per indicare l’Arcipelago di San Lazzaro);
nel Kali, termine derivato da “kamot” (mano o corpo) e “lihok” (movimento)
oppure da “kalis” (nel dialetto tagalong il termine indica un’arma con lama
larga), è compreso sia il combattimento con armi che quello a mani
nude.
Il Kali, come tutte le
arti marziali, ha origini antichissime; dati i continui scambi e contatti
con Cina, Indonesia e Malesia, le fonti delle arti marziali filippine sono
almeno tre. Dall’Indonesia gli antenati degli attuali Gadang, Kalings, Isnegs,
Mangyans, Manobos, Samals e Tangbanus portarono l’uso delle armi bianche
e il Pentjak Silat. Molto probabilmente sotto la Dinastia Tang i cinesi
introdussero l’arte di combattimento Kun-Tao. Dalla Malesia giunsero le
tecniche del Bersilat. A queste bisogna aggiungere i continui sviluppi e
le evoluzioni apportate dalle popolazioni dell’arcipelago, arrivando così
ad avere una notevole varietà di sistemi di combattimento.
Quando i conquistadores
spagnoli giunsero per sottomettere le antiche popolazioni autoctone (XVI
secolo) si trovarono di fronte valorosi guerrieri che combattevano con spade,
coltelli, bastoni e a mani nude. Nel 1521 la spedizione di Ferdinando Magellano
approdò sull’isola di Samar, convertendo al Cattolicesimo le popolazioni
di Samar e di Cebu. Dopo gli scontri con i guerrieri dell’isola di Mactan,
nei quali Magellano perse la vita, furono necessarie altre spedizioni spagnole
per colonizzare definitivamente le Filippine.
Nel 1565 Miguel Lopez
de Legaspi riuscì a stabilire una forte presenza spagnola nell’arcipelago,
convertendo al Cattolicesimo le isole di Bohol, Cebu (isola Villa San Miguel)
e fondando la città di Manila. Proprio Manila subì negli anni successivi
gli attacchi dei pirati cinesi e giapponesi; per la prima volta filippini
e spagnoli si trovarono uniti nel respingere gli invasori.
Nel 1764 il governatore
Salazar vietò l’uso delle armi da taglio nelle Filippine; il bastone di
legno (Olisi o Baston) diventò l’arma privilegiata nei combattimenti.
Le tecniche si arricchirono grazie alla scherma spagnola e diedero vita
all’Esgrima (Escrima, nome con cui gli spagnoli chiamavano i duelli
di bastone).
Nel corso del 1900 le
Filippine furono annesse agli Stati Uniti d’America; gli Americani si trovarono
di fronte temibili combattenti specializzati nell’uso delle armi bianche.
Nel 1941, durante l’invasione
giapponese, venne inventato il tipico coltello a farfalla detto Balisong.
Nel 1946 venne costituita
la Repubblica Filippina.
Il Kali è sempre stato
tramandato di padre in figlio all’interno dei singoli villaggi; le nozioni
erano sempre frutto dell’esperienza diretta in battaglia, perciò il maestro
era in grado di insegnare tecniche che funzionavano realmente e che costituivano
una vera e propria arte della sopravvivenza.
Nel Kali non esistono
schemi prefissati, i concetti tattici e tecnici fluiscono e possono essere
applicati sia al combattimento a mani nude, sia a quello con armi. Le tecniche
del Dumong (corpo a corpo), del Panantukan (arte dei pugni) e del Sikaran
si combinano perfettamente con l’Olisi (arte del bastone singolo) e il Sinawali
(arte dei due bastoni).
Le armi tipiche del Kali
sono il bastone di bambù (olisi) singolo o doppio, il coltello (solitamente
è chiamato kriss, ha lama ondulata e affilata su entrambi i lati) ed il
macete. Le tipologie delle armi e le misure variano nei diversi stili.
Tra i principali stili
ricordiamo l’Arnis Koredas Ombra Mano, nel quale si privilegia il bastone
(singolo e doppio), Larga Mano, Latosa Escrima e Simaron.
Altri termini per indicare
le arti marziali filippine sono Esckrima (usato soprattutto nelle isole
di Visayas) e Arnis (nelle isole del nord).
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