|
ARTI MARZIALI
KYUDO
Il tiro con l’arco giapponese
Quella del Kiudo (anche noto come Shado)
è considerata, tra le arti marziali giapponesi, la più vicina ed ispirata
ai principi della filosofia orientale Zen e della religione Shintoista.
Infatti questa pratica, al contrario dello sport del
tiro con l’arco, non attribuisce un’importanza fondamentale al risultato
conseguito rispetto al bersaglio, bensì all’acquisizione e all’interiorizzazione
da parte del soggetto di un insieme di regole di comportamento caratteristiche,
orientate alla tolleranza, alla fermezza e all’eleganza teatrale del gesto,
rilevabili quindi anche a priori dell’esito del lancio.
È quindi principalmente per questo che, indipendentemente
dai fini pratici per cui si può centrare o meno l’obbiettivo, il Kiudo
prevede un allenamento molto duro e lungo a livello sia fisico sia mentale.
Tale disciplina affonda del resto le sue radici nella
notte dei tempi, prima per le suggestioni di ambito religioso secondo lo
Shintoi giapponese, poi nel contesto in cui nasce la filosofia Zen (con
Kamakura dal 1185), secondo la quale il dominio completo della propria
concentrazione e della propria corporeità a livello di percezione e di equilibrio
psicofisico rappresenta la caratteristica vincente del guerriero, che può
dunque aspirare a raggiungere l’agognata "via della verità" (significato
letterale del termine Shin- toi).
A livello storico sono considerati predecessori di questa
attività utilizzata oggi a scopo non bellico, coloro (ad esempio i
samurai) che nell’antico Giappone
feudale praticavano il Kiu-jutsu (= tecnica dell’arco per la guerra),
i quali riuscivano durante i combattimenti a prevenire le mosse degli avversari,
grazie alla capacità di isolare in essi, istantaneamente e in maniera fredda,
dei particolari rilevanti che permettessero loro il colpo vincente, specchio
non solo della propria abilità tecnica ma principalmente della forza dello
spirito.
Pertanto il Kiudo moderno, denominazione moderna
dell’originario Kiu-jutsu (utilizzato principalmente ai fini del
combattimento) rappresenta un metodo di sviluppo psicofisico, in cui le
sfere motoria e spirituale sono perfettamente equilibrate anche nel contesto
di tornei, giochi e cerimoniali di corte, ancora frequentemente organizzati
da scuole di antichi natali denominate ryu.
Tra gli elementi di maggior fascino della pratica
Kiudo figurano le tecniche e l’abbigliamento, rigidamente previsto secondo
regole tradizionali: all’eleganza della postura si abbina infatti il vestiario
essenziale e sobrio degli arcieri.
La serie delle movenze che caratterizzano la classica
tecnica del Kiudo può essere riassunta in otto fondamentali fasi,
che si fondono in realtà in un unicum continuato e fluido:
Ashibumi ,
che può essere definito come il posizionamento
Dozukuri ,
allineamento e raggiungimento della corretta posizione statica
Yugamae ,
impugnatura dell’arco
Uchiokoshi ,
sollevamento dell’arco
Hikiwake ,
tensione dell’arco
Kai
(= incontro) , completamento del tiro
Hanare ,
scocco della freccia e Zanshin, suo accompagnamento
immobile spirituale e fisico
Yudaoshi ,
abbassamento dell’arco
|