Con il termine Ninja “colui che si muove in segreto”
si indica una particolare tipologia di soldato giapponese, il cui compito
era quello di svolgere attività di spionaggio per conto di particolari mandanti.
Gli Shinobi (altro nome per indicare i ninja), data la segretezza della
loro natura, restano tuttora avvolti nel mistero e nella leggenda. Di certo,
questi uomini erano spesso samurai adatti alle missioni segrete, lavoravano
nelle corti dei Daimyo (signori feudali) e facevano parte di un corpo speciale.
Il loro potere ha esercitato una notevole influenza nel Giappone feudale
(dal 1185 al 1868 circa).
Così come i samurai
seguivano un preciso codice etico, il bushido, anche i ninja seguivano un
codice comportamentale; il Nimpo, detto anche Okite, imponeva
ad ogni ninja di mantenere segreta la propria identità, di servire con assoluta
fedeltà il loro signore ed i superiori, di essere leali con i compagni e
non uccidere altri ninja appartenenti al proprio o ad altri gruppi. Nel
caso in cui il ninja tradiva il proprio gruppo, il nimpo prevedeva di ritrovare
il nukenin (ninja traditore) e di riportarlo nel gruppo per essere
giudicato. In caso di inosservanza delle regole, il nimpo prevedeva la morte
del guerriero e lo sterminio della sua famiglia.
Molto spesso i ninja vivevano in gruppo e si mescolavano
con la gente comune, vestendo i panni di contadini ed artigiani per non
destare sospetti ed acquisire segretamente notizie per le loro missioni.
I ninja erano dotati di un’organizzazione gerarchica;
a capo di ogni gruppo c’era il “generale”, detto Shou o Osa,
i luogotenenti (Jyounin), i ninja di grado medio (Chunin)
e quelli inferiori (Genin). Questa organizzazione permetteva una
circolazione rapida delle informazioni, permettendo all’Osa di riferire
gli ordini soltanto ad un Jyounin e di tenere all’oscuro gli altri ninja.
I ninja erano esperti nell’arte del Ninjutsu,
un antica arte marziale che comprendeva l’uso di armi ed esplosivi, tecniche
di spionaggio, di mimetizzazione, di fuga e conoscenze sulle erbe medicinali
e sulle droghe.
Il ninjutsu era praticato anche dalle Kunoichi, le donne
ninja.
Con molta probabilità le prime tecniche del ninjutsu
si svilupparono durante l’epoca Nara (710 – 748 d.C.). Durante il periodo
denominato Sengoku (15_ - 17_ secolo), caratterizzato da numerose guerre
civili, i ninja erano spesso utilizzati dai signori feudali per carpire
informazioni segrete ai nemici.
Nel periodo Tokugawa (1603 – 1868), i ninja si trasformarono
in Oniwabansyu (responsabili della sicurezza), proteggendo gli appartenenti
del clan al potere e controllando il territorio. Nel periodo Edo, i ninja
persero la loro influenza in guerra e si trasformarono in diplomatici capaci
di sfruttare le qualità di spionaggio e comunicazione acquisite nelle numerose
guerre che hanno animato il Giappone nel corso dei secoli.
I ninja erano soliti vestire panni comuni per confondersi
con la popolazione, tuta nera ed una maschera con un’apertura per gli occhi
durante le operazioni notturne, tute mimetiche durante quelle diurne; l’armamentario
era costituito da dischi metallici con lame affilate ed appuntite (Hira
Shuriken), da un particolare guanto in pelle, detto Shuko o
Tekagi e caratterizzato da artigli metallici sul palmo e “unghie”
metalliche sulle nocche, da spade (Chokuto) e pugnali (Kunai)
utili sia per offendere che per compiere scalate di pareti ripide o altre
operazioni. I ninja conoscevano inoltre la polvere da sparo ed utilizzavano
particolari mortai e mine fabbricate con miscele di polveri ed olio.
Resta da dire che, nonostante questo ricco arsenale,
le armi erano usate solo in pochi casi; il compito principale del ninja
era, infatti, quello di raccogliere informazioni e spiare i nemici senza
destare la minima attenzione.