Piatto Unico
Spesso capita di organizzare
una cena al volo su due piedi magari tra amici o parenti.
Niente paura, apriamo con orgoglio il nostro
frigorifero e...scopriamo che il nostro amico è talmente vuoto che
parlandoci all'interno si sente l'eco!
Cosa
fare?
Ci
arrovelliamo la testa in attesa di un'idea illuminante che come un
deus ex machina ci salvi la serata e ci ponga in bella mostra con i
nostri ospiti.
Osserviamo ciò che ci circonda per attingere aiuti in qualsiasi zona
di casa; siamo in preda alla disperazione quando ecco che la nebbia
pian piano si dirada e la luce dell'illuminazione ci colpisce in
pieno; dissolta l'oscurità ecco che si fa largo la luce che porta
con se un'unica parola:
pizza!
Non ci
resta che comporre il numero impresso su quel volantino che in
condizioni normali, nel nostro vivere quotidiano, passa di fronte a
noi in modo del tutto indifferente magari poggiato sempre nello
stesso punto e mai degnato di uno sguardo.
Però
ecco che nel momento del bisogno (culinario) tale numero è come la
manna dal cielo!
Una
telefonata ed ecco recapitate a domicilio delle fumanti e gustose
pizze da gustare ancora calde in compagnia dei propri cari e amici.
La
pizza è un piatto completo che può sostituire tranquillamente un
piatto di pasta ed un secondo poiché su una prelibata base di
pomodoro e mozzarella (o anche semplicemente bianca) vi possiamo
trovare condimenti succulenti come funghi, alici, uova sode,
prosciutto e tanti altri elementi culinari che impreziosiscono e
accrescono il sapore di tale piatto.
Quindi
per tale peculiarità può essere considerato come un vero e proprio
piatto unico che può “irrorare” il nostro corpo con proteine e
carboidrati utili a donare il giusto equilibrio al nostro organismo.
La
preparazione di tale piatto non è difficoltosa ed è economicamente
accessibile a tutti, partendo dal ceto più povero a quello più
abbiente.
Bastano pochi ingredienti naturali quali farina, acqua, pomodoro e
mozzarella per ottenere una pietanza gustosa atta a soddisfare anche
i palati più esigenti.
Quindi
possiamo definire la pizza anche come un piatto “del popolo” per
l'utilizzo di elementi culinari non di difficile reperibilità e nel
passato proprio questo cibo era molto diffuso tra la povera gente
che non poteva permettersi economicamente dei lauti pasti.
La
pizza è solo uno dei piatti così detti “unici” che sono in grado di
sostituire un pasto completo composto da antipasto, primo, secondo e
contorno; un altro esempio di questa tipologia culinaria è
sicuramente la
melanzana alla parmigiana.
Succulenta portata che può rimpiazzare sia un primo piatto che un
secondo; un'abbondante porzione di suddetta prelibatezza può
soddisfare i palati più fini ed esigenti che possono trovare in tale
prelibatezza un appagamento che va oltre la componente culinaria.
Tale
piatto ha origini campane (cioè della regione Campania, poi
elaborata stupendamente dai Parmensi e dal loro Parmigiano) e grazie
al fenomeno storico dell'emigrazione di molti italiani in tempi
passati, atta a cercare lavoro fuori dai confini della nostra
penisola, la melanzana alla parmigiana si diffuse nel resto del
mondo.
Fu
merito anche di questa espansione culinaria a macchia d'olio in
molte zone del globo terrestre a decretarne il prestigio e
l'associazione a uno dei piatti nazionali del nostro paese.
I vari
piatti di polenta seguono l'esempio descritto e anche se sono un
emblema dell'Italia del nord non è trascurabile l'eccezione
dell'Italia centrale con la tradizione Abruzzese in testa grazie
alle sue "cifelle" riempite di polenta, sugo, salsicce e spuntature
di maiale.
Anche
dei saporiti minestroni rientrano in questa categoria (la
leggendaria ribollita ad esempio) e le imperdibili zuppe di pesce,
sempre diverse nelle località disseminate fra i nostri ottomila
chilometri di costa ma tutte squisite.
Un
concreto esempio culinario di piatto proveniente dal popolo e
calzante su misura per esso è la ricetta spagnola della paella.
La sua
origine proviene si da abbienti tavolate e luoghi agiati della
nobiltà spagnola ma per mezzo di una modalità indiretta.
Infatti la paella, un po' come la leggendaria Fenice, prende forma e
fragrante consistenza dalle ceneri culinarie che in questo caso sono
gli scarti delle ricche tavole imbandite che non sono stati graditi
dai nobili signori i quali hanno preferito abbandonarli soli soletti
sul piatto.
Però
tali rimanenze gastronomiche non andavano perdute, cioè buttate ai
rifiuti, ma venivano “riutilizzate” in un piatto unico, appunto la
paella.
Tale
pietanza non sarebbe mai stata accettata dai ricchi che lasciavano
questa succulenta prelibatezza agli stomaci affamati dei componenti
della numerosa servitù.
La
paella agli albori della sua nascita era proprio un piatto unico
poiché gli avanzi erano maggiormente costituiti da pesce, carni e
verdure; odiernamente molti palati non riuscirebbero ad accostare
questi diversi sapori.
Però a
quel tempo la gente povera non poteva permettersi economicamente
molte cibarie con cui sfamarsi e quindi tutto quello che si riusciva
a trovare veniva ben accolto senza badare a distinzioni in base agli
aromi contrastanti.
La
paella come la melanzana alla parmigiana è divenuta oggi un portata
caratteristica del paese in cui ha preso origine.
Il
piatto unico ha in se anche una componente intrinseca sociale che
rispecchia in maniera indiretta la politica regnante nel paese in
cui la pietanza è diffusa e consumata.
Infatti in uno stato in cui vige un regime molto rigido per
monitorare le varie zone del paese e tenerlo sotto controllo e
quindi in un clima esente da democrazia, “l'oligarchia” regnante non
si preoccuperà minimamente del fabbisogno alimentare della
popolazione che quindi, come ai vecchi tempi, sarà costretta a
cibarsi di tutti i generi gastronomici più disparati che la gente
riuscirà a reperire.
Ciò
porterà ad un mix culinario che spesso presenterà diversi elementi,
tutti amalgamati in un crogiolo di pietanze assai differenti tra
loro da un punto di vista olfattivo e gustativo.
Però
come si suol dire, “il convento passa questo...” o anche “o mangi
questa minestra o salti dalla finestra”...e in questo caso il
gettarsi dalla finestra rappresenterebbe il morire per la fame non
avendo altre forme di “sostentamento culinario”.
Mentre
come contrapposizione in un paese teoricamente più evoluto e
regolato mediante principi base democraticamente applicati, il
piatto unico non rappresenta l'ultima pietanza rimasta ad un popolo
ormai prossimo al declino ma bensì una portata da celebrare con
orgoglio e da diffondere e tramandare di generazione in generazione.
Quindi
il piatto unico in due diversi contesti politici assume due
differenti funzioni; in un paese martoriato da una gestione
anticostituzionale e non egualitaria esso è il simbolo della miseria
che però non si da per vinta e si sfama con quello che lo stato le
ha messo a disposizione manifestando indirettamente uno stato di non
rassegnazione o abbandono alla deriva mentre nel caso di un paese
sviluppato il piatto unico è un piatto tradizionale e caratteristico
di quella nazione e quindi viene visto come ricchezza e forza
aggiunta alla gastronomia del proprio paese di origine.
Dunque
il piatto unico, nato per necessità, oggi ricomprende molte
conosciute ricette che ha seconda dei casi vengono inserite nei
primi o nei secondi, addirittura nei contorni o nei dessert. Pensate
al fish and chips anglosassone tradotto nella pratica in una nostra
scampagnata culinaria al mare, patatine fritte e un po' di frittura
di pesce (questa potrebbe addirittura essere un antipasto) o alle
tanto in voga insalatone miste che se sostituite da un misto frutta
rientrano in un dessert. Persino alcuni ricchi panini sono un piatto
unico! Lasciamo che il piatto unico sia definito dal nutrizionista e
dalla tradizione famigliare o locale e decidiamo di consumarlo,
quando non è la necessità economica o salutistica ad imporcelo, per
il nostro piacere.
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