Vivere sognando. Il sogno
"lucido" e la realtà presente.
di Amadio Bianchi
Abito a Milano e, ultimamente,
mi sono reso conto che è in forte aumento l’abitudine di parlare da soli.
Quando, ad esempio, mi fermo con la macchina a un semaforo, se mi guardo intorno
noto che, fra gli abitanti delle altre "scatole metalliche viaggianti", molti
intrattengono conversazioni con interlocutori immaginari. Non mi sto riferendo
naturalmente a chi risponde al telefono in "vivavoce" ma a coloro che, ormai
preda dello stato del sogno, lo praticano abitualmente.
In una afosa giornata di
luglio, quando i finestrini delle auto erano tutti completamente abbassati, ho
potuto, mio malgrado, seguire una animata discussione che un automobilista stava
portando avanti con la sua compagna. Il fatto curioso era che la sua compagna
non era seduta in macchina con lui come poteva apparire dai suoi gesti, ma, a
quanto ho potuto capire, era rimasta a casa. La "recita" era da "cinema" :
perfetta. Questo signore non si rendeva minimamente conto delle diverse realtà
che gli stavano intorno. Ho potuto cogliere la gravità del vivere in questo
stato, quando il semaforo è diventato verde: c’è voluto il clamore "in
crescendo" del clakson di oltre 10 vetture perché l’ignaro signore si
risvegliasse mettendosi in moto. Incuriosito, feci quanto era nella mia
possibilità per rimanergli accanto fino al seguente semaforo rosso. Puntualmente
dopo pochi secondi riprese la sua conversazione con la moglie. Provai a
guardarmi attorno per constatare se altri automobilisti fossero incuriositi dal
comportamento e, con sorpresa, realizzai che alcuni stavano soffrendo dello
stesso "disturbo" : scambiare il sogno per la realtà. Proprio questo è il
fenomeno! E in circostanze non pericolose sarebbe meno grave, ma quando ci
troviamo, ad esempio, seduti al volante della nostra auto, lasciare la realtà è
assai imprudente per la nostra e l’altrui incolumità.
Vediamo di capire come
dovrebbe essere e come un cattivo, per non dire ignorante, uso dei doni che il
"Divino" ci ha elargito, ad esempio la mente, può rivolgersi contro di noi.
In occidente quando si usa la
parola mente ci si riferisce al complesso non molto ben definito di frutti
dell’attività del pensare. Ma cosa sono i pensieri? E cosa dimora nella nostra
mente ?
Viviamo accumulando
l’esperienza che ci procuriamo attraverso i sensi confezionandola con
l’emozione, e lasciando che il prodotto che ne deriva vada a costituire la
nostra memoria o subconscio. I pensieri sono l’emersione, paragonabile a vapori
colorati, dal magma "subcoscienziale" cioè dalla memoria. La loro natura ha
provenienza e origini affini a quella del sogno. Per questo, all’inizio di
questo capitolo, ho fatto intendere che la maggioranza delle persone vive
immersa nello stato del sogno senza esserne consapevole. E per proseguire su
questa strada direi che la mancanza di consapevolezza è preludio alla pazzia. E’
il pazzo che scambia il sogno per la realtà. Parlare da soli (salvo che si
tratti dell’atto di riflettere ad alta voce) convinti di rivolgersi ad un
interlocutore addirittura "vedendolo" come il soggetto del mio racconto, è per
il sottoscritto un chiaro segnale di una disfunzione.
Possiamo affermare con
certezza che, come per il sogno, anche nella mente trovano posto solo immagini
legate al passato, pertanto, sottolineo, quando sogniamo o pensiamo siamo
immersi nel nostro passato.
Per questo la cultura indiana,
molto attenta verso questa direzione, insiste per un graduale risveglio che
riporti l’uomo alla capacità di vivere il presente come unica possibilità di
sana esistenza cosciente. Per ottenere questa capacità non è detto che si debba
rinunciare al mentale : si tratta di farne un uso più corretto. La mente è un
dono di Dio e come tale va onorato, se ben utilizzato, è uno strumento assai
utile. Esso è in grado come un computer di ricordarci quali esperienze sono
state a nostro vantaggio e quali no.
Trattare anche nelle strade
spirituali la mente come un nemico è un errore grave che, a mio parere, porta al
disastro. Come per altre situazioni non è lo strumento in se che può ostacolare
ma, ripeto, l’uso che se ne fa.
Le vie orientali più dotte,
puntualizzano che l’origine dei guai non sta nella mente in sé, ma nella natura
delle emozioni legate alle esperienze, tanto è vero che, con l’impiego di talune
tecniche come la meditazione, si procede alla loro eliminazione lasciando vivere
i fatti solo come memoria. La tecnica è quella di attivare il sogno "lucido" :
lasciare cioè passare i pensieri e con l’aiuto della consapevolezza o del sogno
consapevole spogliarli del loro colore emozionale. Ciò porta alla reale
conoscenza, di ciò che alloggia nel nostro subconscio e alla volontaria
liberazione dall’inclinazione di alcuni pensieri "ospiti indesiderati".
D’altronde è giusto, abbiamo cura della nostra casa, del nostro abbigliamento,
di ciò che deve stare in un cassetto e con quale ordine, perché non aver cura
anche della nostra mente scegliendo che in essa ci sia solo ciò che è giusto e
che non impedisce di vivere il presente?
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