CORSA
È sicuramente la disciplina dell’atletica leggera
più affascinante. Fin dalla preistoria ha permesso di esaltare la forza
e l’eleganza del gesto nell’uomo che se ne serviva per garantirsi la
sopravvivenza nella caccia ed il successo nelle guerre.
Nel corso delle Olimpiadi, la corsa rappresenta il
momento clou dell’intera manifestazione. Tecnicamente è costituita da
una serie di balzi in avanti e in atletica si differenzia in diverse
specialità che permettono agli atleti di sfruttare al meglio le proprie
doti di velocità e resistenza.
Con le più ampie accezioni e travalicandone in significato
sportivo abbiamo molti contenuti di questa disciplina e di molte altre
cose ad essa collegate in una nostra rubrica intitolata "correre".
100 METRI PIANI
È la distanza più breve e conseguentemente la specialità
più veloce; gli atleti impiegano meno di dieci secondi per giungere
al traguardo sfruttando la propria capacità di esprimere forti accelerazioni,
di sviluppare e mantenere alte punte di velocità acquisendo una tecnica
efficiente che comporti l’impiego e lo sviluppo di precise sinergie
nei momenti di contrazione e decontrazione degli apparati propulsivi.
La gara è costituita da tre diverse fasi ben distinte:
la
partenza: l’atleta, sfruttando la capacità di reazione allo sparo
dello starter, esce dai blocchi imprimendo un forte impulso grazie
allo sviluppo di una forza esplosiva;
l’accelerazione:
l’atleta aumenta progressivamente la propria azione agendo contemporaneamente
sulla frequenza e sull’ampiezza dei passi sino a raggiungere un
movimento più agile e sciolto;
l’allungo:
raggiunta la massima velocità, l’atleta prosegue in completa decontrazione
migliorando la fluidità dell’azione e cercando di mantenere costante
la velocità sino al traguardo.
200 METRI PIANI
La doppia distanza impone all’atleta di non raggiungere
la sua velocità massimale. Inoltre la partenza in curva comporta non
pochi problemi di tenuta a causa della forza centrifuga che spinge l’atleta
verso l’esterno della corsia causando un notevole dispendio di energia.
Talvolta partenze "lente" hanno comunque permesso
all’atleta (si pensi al campione olimpionico e recordman italiano Pietro
Mennea) di recuperare nel tratto rettilineo sfruttando la capacità di
resistenza alla velocità e la corretta distribuzione dello sforzo lungo
l’intera gara.
400 METRI PIANI
È esattamente la lunghezza di un intero giro di pista.
È sempre considerata una gara veloce ma comporta grandi doti di resistenza
ad uno sforzo elevato.
All’atleta è richiesta inoltre una particolare sensibilità
nell’individuazione di quella velocità media che gli consenta di non
sprecare energie sulle curve e di esprimere al massimo la fluidità del
gesto lungo i rettilinei.
È importante inoltre che l’atleta conservi un’ottima
tenuta psicologica per poter insistere nello sforzo al sopraggiungere
della fatica e del conseguente accumulo di acido nei muscoli. È per
questo motivo considerata una delle gare più dure.
STAFFETTA 4 x 100
Si gareggia a squadre composte ciascuna da 4 atleti.
Ciascun atleta deve percorrere la propria frazione di gara lunga 100
metri e al termine di questa passa il "testimone" – bastoncino di legno
cilindrico – al compagno di squadra all’interno di una specifica zona
detta "zona di cambio" lunga 20 metri.
L’atleta che riceve il testimone ha la possibilità
di accelerarsi all’interno di una zona di pre-cambio lunga 10 metri.
Oltre alle doti di velocista proprie di una normale
gara 100 metri, nella staffetta servono buone doti di sicurezza ed automatismo
nel passaggio del testimone.
STAFFETTA 4 x 400
Ciascuna frazione di gara è lunga 400 metri. La tecnica
di cambio fra i primi due frazionisti è identica a quella usata nella
staffetta 4x100 mentre per gli ultimi due i cambi si effettuano in linea
sulla zona del traguardo, senza usufruire della zona di pre-cambio.
Solo il primo frazionista ha l’obbligo di mantenere
la propria corsia; tutti gli altri sono liberi di scegliere la corsia
più interna e ciò provoca spesso situazioni caotiche con rischio di
inciampo per gli atleti.
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