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L'evoluzione del cavallo
Dato che si è parlato di cavalieri,
vorrei parlare anche di cavalli dando un breve e sintetico accenno
sull’evoluzione di questo animale iniziata 50 milioni di anni fa. Il suo
progenitore non si poteva dire lo splendido animale che conosciamo oggi. Il
minuscolo Eottippus (25 cm) o cavallo nano, aveva zampe con quattro dita
anteriori e tre dita in quelle posteriori, dorso arcuato, arti anteriori più
corti di quelli posteriori: antenato piuttosto brutto, di somiglianza veramente
scarsa all’attuale cavallo. Viveva in foreste pluviali, cibandosi di foglie ed
arbusti strappati dalle piante.
L’evoluzione di questo animale
comincia 26 milioni di anni fa, in coincidenza con le mutazioni dell’ambiente
circostante: il clima diviene più asciutto. Così, se prima strappava il
fogliame dalla vegetazione per cibarsi, deve invece brucare l’erba sul
terreno, quindi il collo ed il muso si allungano; se prima, per sfuggire ai
predatori si nascondeva nella vegetazione, ora deve correre velocemente; così
le zampe si allungano e la fuga diviene molto più veloce. Anche i sensi
dell’animale non si sottraggono a questa evoluzione: se prima era indolente,
ora ha vista ed udito più potenti per scorgere prontamente il pericolo.
Le
tappe del’evoluzione possono schematizzarsi nelle seguenti: Mesohippus,
Merychippa, Biohippae. Poi, la loro migrazione verso terre dai climi più
diversi, favorisce la creazione di diverse razze: Pony Prime, con zampe e
stinchi corti, diffuso in Europa ed Asia, animali che si adattano bene a climi
diversi. Il Cavallo della steppa, alto, forte, snello e agile, diffuso in
un’area che va dalle Sierras spagnole al Turkmenistan. Il Cavallo della
tundra, si è adattato invece alle torbiere ed alle paludi della Siberia, poco
agile e di grossa mole, antenato delle attuali "razze a sangue
freddo". Il Protoarabo, insediatosi tra l’Asia orientale ed il Nord
Africa, di mascella sottile, scattante e veloce.
Di una cosa si può essere certi: le
tipologie iniziali sono scomparse, eccetto l’Equus Parelawski Poliakoff, che
vive allo stato selvatico nella Mongolia nord occidentale; è un animale che
rischia l’estinzione ed è il più diretto discendente del cavallo primitivo.
Le attuali razze derivate da
addomesticamenti ed incroci, sono risultati dovuti a modificazioni effettuate
dall’uomo, allo scopo di ottenere le razze migliori a scopi di lavoro o
sportivi.
Attualmente le razze sono raggruppate
in 4 categorie, derivanti dalla teoria delle 4 specie originarie. Cavalli da
lavoro a sangue freddo, detti così per il loro carattere pacifico, imponenti e
di grande forza fisica; i Pony, di piccola statura; i cavalli da lavoro, veloci
ed attenti, che aiutano l’uomo nel pascolo delle mandrie, usati anche nello
svago ed in alcuni sport; i cavalli sportivi a sangue ardente, termine riferito
al loro carattere focoso (Arabo e Purosangue). Vorrei iniziare a descrivere le
derivazioni della razza, iniziando con quella Araba, che spicca per eccellenza
essendo la più antica e pura e di maggior influenza in tutte le altre;
collocata e rivendicata la sua origine dallo Yemen al Nejed, nell’Arabia
Saudita quasi certamente antenata del Protoarabo, si è diffusa poi in un
territorio che va dal medio all’estremo oriente. Sulla razza Araba esistono
varie leggende.
Una di queste afferma che i primi esemplari furono catturati da Baz, bis-bis-bisnipote di Noé, e domata 3000 anni prima di Cristo. Si dice che
Re Salomone ne catturò in Egitto ed Arabia fino ad averne 12.000 da sella e
40.000 da cocchio nelle proprie scuderie. Perfino il Profeta Maometto,
sostenitore di questo animale, affermava che chi ne avesse cura, si assicurava
il Paradiso. La cavalleria mussulmana, spinta nella conquista di territori,
attraversò l’Egitto, l’Africa del Nord, la Spagna e la Francia; in questo
modo, contribuì in maniera indiretta a diffondere la razza Araba nei territori
di conquista.
La razza Araba presenta molte linee
genealogiche ed è considerata una delle più belle. Animale di proporzioni
armoniose, testa corta, fronte prominente, muso piccolo, narici grandi ed occhi
espressivi ben distanziati, ganascia prominente, orecchi piccoli, collo lungo e
arcuato, dorso robusto, petto ampio, torace profondo, coda alta, di andatura
appariscente e regale, non sorprende che sia universalmente apprezzato. Riesce a
mantenere una buona velocità a lungo, animale coraggioso ed intelligente; ha la
particolarità, rispetto agli altri cavalli, di avere una vertebra lombare ed
una costola in meno in meno; di carattere focoso, ha bisogno di un bravo
cavaliere, a cui non negherà tutta la sua fiducia.
Francesco Tola
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