Pesce
Persico
Perca Fluviatilis
Il
nome scientifico del pesce persico è Perca Fluviatilis; in Italia è
conosciuto come persico, mentre nel resto del mondo è semplicemente
chiamato pesce reale; il persico appartiene alla famiglia dei Percidi
appartenenti a sua volta ai Perciformes; in lingua inglese è chiamato
Perch.
La sua
forma è ellittica con dorso curvo (soprattutto dietro la testa) ed è
provvisto di due pinne, di cui una spinosa; il resto del corpo, ha
dimensioni pressoché normali (circa 20-30 cm e 200-250 grammi di peso
con punte massime di 50 cm e 2 kg di peso).
E’
munito di una bocca ricca di varie membrane e piccoli dentini, che si
estende su ambedue i lati della testa; la fragilità delle sue labbra,
gli permettono di fuggire facilmente dalla minaccia rappresentata da
qualsiasi tipo di amo; presenta un muso corto e assottigliato.
Ha il
corpo ricoperto di squame crespe e seghettate ben saldate sulla
superficie del persico; infatti anche dopo alcune ore dalla cattura di
questo pesce, è molto arduo riuscire a rimuoverle dal suo corpo.
Le
striature nerastre, sparse sul suo corpo a gruppi di 5 o 9, rendono
facilmente distinguibile il persico dagli altri abitatori delle acque
dolci; le branchie sono munite di un opercolo, che termina con una punta
spinosa.
Le
pinne (caudali, anali e ventrali) tendono ad un colore arancio, mentre
le pettorali sono giallastre; il dorso, sfiora il verdastro con sprazzi
di tonalità scura e il ventre sfoggia un semplicissimo bianco.
Nasce
nell’Europa centro-settentrionale e nella nostra penisola lo si può
trovare al nord e al centro specialmente in zone lacuali e di fiume e in
Sicilia; lo si può trovare in Europa (assente nella penisola Iberica),
dove ha una maggiore diffusione soprattutto nella penisola balcanica e
nel nord europeo.
Intorno agli anni 50’, è stato introdotto nel lago Vittoria un esemplare
di pesce persico: il pesce persico del Nilo; oggi il suo nome è divenuto
pesce persico africano. L’introduzione di questa specie, ha provocato
uno squilibrio dell’ecosistema del lago; ciò è causato dalla spiccata
qualità di predatore di questo esemplare.
Ai
giorni nostri, tale pesce ha buona commerciabilità sul mercato mondiale
ed inoltre è anche una specie protetta, grazie alla qualifica di riserva
nazionale assunta dagli ultimi anni dal lago Vittoria.
La
richiesta sul mercato del persico africano è notevole in Spagna, Francia
e Italia; nella nostra penisola (la cui preferenza per pesci d’acqua
dolce è minore rispetto a quelli di mare) è molto apprezzato per via
della sua carne venduta in filetti già spinati e quindi consono alle
esigenze familiari (soprattutto per le necessità dei bambini).
Spesso, la frode del mercato di questa specie spinge a spacciare il
pesce africano per il nostro persico, cioè quello nostrano; ovviamente a
scapito del consumatore, visto il valore molto più elevato del persico
rispetto al suo parente africano.
Le due
tipologie di persico, si differenziano per via del colorito delle carni;
l’africano ha un colore rosa più acceso rispetto al rosa candido o
bianco rosato del persico nostrano; inoltre il persico normale (o reale)
ha un filetto sottile, simile a quello del branzino mentre l’africano è
caratterizzato da un filetto più spesso.
Il
diverso prezzo dei due filetti, è influenzato anche dalla bassissima
manodopera impiegata nei processi di immissione sul mercato relativa al
pesce persico africano; il prezzo dell’africano si aggirava nel 2008 sui
10-15€ contro i 20-25€ del persico nostrano.
Il suo
ritmo di vita sedentario, lo porta a prediligere correnti molto lente e
calme; la tipologia che più si avvicina a questa esigenza, è un
tranquillo specchio d’acqua di lago, piuttosto che un dinamico corso di
fiume; non predilige però acque torbide, poiché svolge la sua attività
di giorno.
Maggiormente presente in luoghi ricchi di sassi e in fondali
prevalentemente rocciosi, ma anche in zone sabbiose e nelle legnaie
prealpine; ciò a testimonianza della sua grande adattabilità.
Solitamente non disdegna lunghi spostamenti finalizzati alla ricerca di
luoghi più adatti alle sue esigenze;
È un
pesce caratterizzato da un puro spirito di aggregazione con i suoi
simili, specialmente in età giovanile.
La
maturità sessuale, ha un periodo che si differenzia a seconda del sesso
dell’esemplare ; nei maschi viene raggiunta intorno al secondo anno di
vita, mentre per le femmine intorno al terzo o quarto anno; però i
maschi, in alcuni casi possono raggiungere tale periodo anche dopo un
solo anno di vita.
Il
periodo per deporre le uova, si attesta intorno ad Aprile e fine Maggio
relativamente alla temperatura dell’ambiente (con predilezione che si
aggira intorno ai 14-15° C); le suddette uova, vengono protette grazie
all’ausilio di nastri di muco “prodotti” dagli esemplari femmina (lunghi
più di un metro e larghi parecchi centimetri) che avvolgono i gusci; in
conseguenza di ciò, vengono scelti, per la riproduzione, posti dotati di
una folta vegetazione per sfruttare al massimo i rami, tra cui verranno
sviluppati i filamenti mucosi.
La
deposizione delle uova avviene in orari notturni, con ogni femmina,
seguita da una nutrita fila di esemplari maschi;
Le
dimensioni delle uova si aggirano intorno ai 2-2,5 mm di diametro; dopo
2-3 settimane dalla schiusa, si ha la comparsa delle larve (5 mm); dopo
l’aver assimilato il sacco vitellino, lungo le rive in superficie, si
possono vedere gruppi di larve del pesce persico.
I
giovani esemplari della specie, frequentemente si recano in superficie
per prendere l’aria necessaria al primo riempimento della vescica
natatoria.
Gli
invertebrati, fonte primaria del suo sostentamento in età giovanile,
cedono il posto alle altre specie di pesci al raggiungimento dell’età
adulta; l’attività di caccia è molto intensa nei periodi estivi e
primaverili, mentre si riduce vertiginosamente nel periodo autunnale.
Le sue
capacità di depredazione, ovviamente incidono sulla sua alimentazione;
si sono registrati casi di razze nane di pesce persico, causate da una
scarsa quantità di cibo racimolato durante il periodo di caccia.
In
campo culinario, questo esemplare è molto usato grazie alle enormi
quantità presenti nei laghi di Vico, Bolsena e Bracciano (Lazio) e in
quelli di Garda e Iseo (Lombardia); piatto quotidiano nei paesi della
Scandinavia.
Molto
pregiata è la sua carne bianca, soda e prelibata; preferibilmente si
consiglia di friggerlo nell’olio o di renderlo più saporito,
impreziosendolo con il burro.
Le
ricette aventi come protagonista il pesce persico, sono innumerevoli e
variegate; solo navigando su internet si possono trovare ricchi piatti
sempre più fantasiosi e gustosi.
La
conseguenza del suo utilizzo in cucina, è un’azione di pesca sviluppata
soprattutto nei laghi Maggiore, Idro, Iseo, Garda e di Como; le tecniche
usate sono del bolentino e delle “legnaie”.
La
tecnica del bolentino, si effettua in barca, ad una certa distanza dalla
costa con l’utilizzo di canna e mulinello; è molto impiegata nella
cattura di specie che non si avvicinano alla costa o che nuotano in
acque profonde.
La
tecnica delle legnaie, ora è in disuso, per vie dell’inquinamento
ambientale; con il legno (specialmente di robinia) si ricavano delle
fascine da legare e immergere in acqua; tali fascine, sono simili agli
ambienti che agevolano le necessità e le condizioni di riproduzione del
persico. Questo metodo risulta essere troppo costoso per i pescatori e
quindi il suo utilizzo è stato abbandonato.
Il
pesce persico, è una preda molto ambita da parte dei pescatori, sia in
campo sportivo che professionale; per i frequentatori di laghi, è il
piatto alla base della propria alimentazione e quindi non può mancare
nei vari ristoranti e trattorie di luoghi limitrofi a zone lacunari.
Una
tecnica usata per la sua cattura, è la pesca con il galleggiante;
insieme al galleggiante, si userà un’esca viva (alborelle o
sanguinarle).
La
montatura è così composta: del nylon, galleggiante che affonda
facilmente, girella a 3 vie, filo terminante con un piombo luccicante
per attirare la curiosità del persico.
Essenziale è imprimere movimenti sussultori alternanti, su e giù per
rendere più veritiero il movimento dell’esca; infatti la miglior tecnica
per attirare il persico è mostrare un’esca sempre in movimento.
Una
volta che il persico cade nel tranello, prima morde l’esca per
ucciderla, poi la ingoia per la testa; quindi il galleggiante
incomincerà a muoversi sul pelo della superficie per poi scomparire
sott’acqua; a questo punto, dopo 3-4 secondi si potrà recuperare il
pesce.
In
ambito sportivo, la sua pesca può essere effettuata anche in vicinanza
della riva impiegando lombrichi, bigattini e alborelle; anche esche
fabbricate artigianalmente dall’uomo possono essere usate per la cattura
del persico.
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