FITOFARMACI
I fitofarmaci (dal greco fitos = pianta) sono sostanze di
sintesi chimica (insetticidi, fungicidi, erbicidi, nematocidi,
molluschicidi, acaricidi, etc.) utilizzate nella lotta contro gli
agenti nocivi alle colture agricole.
Dalla seconda metà del ‘900 il loro uso, a volte indiscriminato e scevro
di indispensabili considerazioni ambientali, ha permesso spesso il
raggiungimento di ingenti rese produttive, a danno però dell’equilibrio
dei vari comparti biologici e della generale visione ecosistemica: infatti
l’introduzione massiccia di svariate sostanze xenobiotiche – ossia
estranee ai processi biologici – ha ignorato in molti casi gli effetti
pericolosamente negativi a carico di organismi non ritenuti potenziali
bersagli dei fitofarmaci.
Nati dunque in origine (con elementi naturali quali solfato di rame, di
zolfo, di arsenicati, di DDT) per abbattere le densità popolazionali degli
agenti competitori (le erbe infestanti) e degli organismi fitofagi (che
mangiano e danneggiano le colture), i fitofarmaci si sono trasformati nel
corso degli ultimi 40 anni in nuovi agenti chimici sintetizzati dalle
industrie ed adoperati in assenza di regolamentazioni precise,
responsabili di un impatto dannoso sulla nostra salute e su quella più
generale dell’ambiente circostante.
Questa situazione ha causato danni di grande entità, la cui scoperta ha
innescato un processo di inversione di tendenza che ha comportato la "dechimizzazione"
dell’alimento fino a giungere nel 1992 all’emissione della
Normativa
CEE 2092/91, la prima che regolamenta e definisce le tecniche
agronomiche dell’agricoltura biologica.
L’attenzione principale viene focalizzata sulla contaminazione degli
alimenti, delle acque (sia superficiali che
sotterranee) e del suolo, per cui molte organizzazioni (si
cita come esempio l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i
servizi tecnici (APAT) [ex A.N.P.A.- Agenzia Nazionale per la Protezione
dell’Ambiente] - e le sue strutture regionali) collaborano continuamente
con svariati Istituti ed Enti al fine di redigere rapporti, studi e
ricerche di monitoraggio volti a sondare la situazione nel suo
svolgimento, al fine di rivelare ed aggiornare i valori di soglia che
possano rendere minimi gli effetti nocivi di tali sostanze nel generale
ecosistema ambientale.
I fitofarmaci possono presentarsi in molteplici formulazioni commerciali:
ne esistono in polvere (secche, bagnabili o solubili), in
soluzione, in emulsione, allo stato granulare o
gassoso e microincapsulati.
La somministrazione di tali agenti dovrebbe, secondo le norme, avvenire
esclusivamente in presenza dell’agente nocivo e non a scopo cautelativo né
in quantità massiccia, ossia non oltre i limiti stabiliti da apposite
tabelle.
Del resto non è semplice ottenere una visione chiara e definitiva
sull’argomento in questione, visto che il destino ambientale di tali
sostanze non è univoco, ma risulta spesso influenzato da molteplici
fattori, quali:
-
le quantità immesse nel sistema,
-
le caratteristiche climatiche del luogo
di introduzione,
-
il rapporto idrofilicità/idrofobicità
dell’elemento,
-
la possibilità che esso venga trasportato
in diversa sede da processi naturali quali ruscellamento o eluviazione,
-
il grado di biodegradabilità della
sostanza stessa.
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