RIFLESSOLOGIA
IL MASSAGGIO ZONALE
La riflessologia, ossia l’uso del massaggio zonale, affonda
le sue radici nella notte dei tempi: da sempre infatti, l’uomo ha cercato
di alleviare i propri malanni più o meno gravi con metodi naturali come la
semplice frizione delle parti doloranti o massaggi di vario genere, come
pizzicamenti o pressioni su particolari punti del corpo.
Varie testimonianze attestano l’uso di tale metodo fin da 5.000 anni fa in
Cina, in India e nella civiltà egizia, così come nelle regioni
dell’America Centrale, Settentrionale e Meridionale (sembra infatti da
incisioni e disegni che tali "pratiche" fossero invalse fin dai tempi
delle antiche tribù Incas e Maya).
Il primo studioso a pubblicare un trattato sulla riflessologia
fu il dottore in medicina William H. Fitzgerald nel 1917 con il
libro dal titolo "Terapia zonale, come alleviare il dolore a casa
propria": Fitzgerald, grazie alla formazione che lo vide accostarsi
alle culture orientali della digitopressione durante i suoi studi a Vienna
all’Istituto di Studi Orientali, ebbe la capacità di concretizzare un
fiorire di nuove scoperte ed intuizioni. Si dovette comunque attendere il
dottor Edwin F. Bowers per la divulgazione di tali teorie e la
pubblicazione di studi e risultati, occasione in cui venne coniato il
termine "terapia zonale".
La terapia zonale si fonda sul principio secondo il quale
riconosciamo il nostro corpo come attraversato da una fittissima rete di
terminazioni nervose e organi recettori (come i corpuscoli di Messner e
quelli di Pacini) e quindi, sulla base del "principio di corrispondenza",
possiamo mettere in relazione varie parti del corpo anatomicamente lontane
fra loro: il concetto base della riflessologia sostiene infatti che con il
massaggio delle parti periferiche del corpo si vada ad agire sulle parti
interne in base al "riflesso" (da riflettere =
deviare un’energia), che è una risposta involontaria ed innata ad uno
stimolo sensoriale.
Per citare un esempio di conoscenza comune applicato in medicina sulla
base dei riflessi, possiamo citare la famosa "manovra di Escherich",
che consiste nel colpire lo spazio fra due scapole con la mano in caso di
arresto di un grosso bolo nel canale esofageo.
La teoria dei riflessi zonali (suddivisi in profondi, superficiali e
viscerali) nel pensiero del dott. Fitzgerald suddivide l’organismo in
senso longitudinale in dieci zone, cinque sul lato destro e cinque sul
lato sinistro, all’interno delle quali scorrono altrettante correnti
energetiche che hanno nelle mani e nei piedi (estremità del corpo e quindi
punti più ricchi di terminazioni nervose) i punti principali di azione e
controllo.
Il massaggio riflessogeno valuta in primo piano la complessità
dell’organismo umano, considerando impossibile intenderlo a compartimenti
stagni, bensì come un insieme di organi, emozioni e sensazioni
comprensibili solo con una gran dose di empatia e sensibilità: le terapie
riflessogene del massaggio zonale, pur non essendo invasive, trovano a
tutt’oggi una grossa resistenza negli ambienti della medicina ufficiale
per la loro origine diversa da quella accademica e scolastica, sebbene
possa essere auspicabile un’integrazione di metodi naturali con la
medicina clinica tradizionale, viste e accertate le loro capacità
terapeutiche.
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