LAMBRETTA
La Lambretta è letteralmente un mito nei trasporti dell’Italia, un vero
e proprio simbolo di un Paese che stava uscendo dalla grave crisi della
Seconda Guerra Mondiale.
La storia di questo veicolo nasce dalla fabbrica di tubi fondata dai
fratelli Innocenti che, dal centro Italia, si spostarono al Nord per
realizzare i loro sogni produttivi, facendo la spola tra Milano e Roma.
Durante il Secondo Conflitto Mondiale la Innocenti è già una grande
industria che si è specializzata nella creazione di proiettili. Al
momento della riconversione della ditta in una fabbrica che doveva
produrre beni di consumo in uno Stato in tempo di pace, la Innocenti
decide di puntare, tra le varie cose, alla creazione di un veicolo
adatto a tutti, che potesse quindi divenire un mezzo utilizzato dalla
maggior parte della popolazione.
L’ispirazione per la nascita della Lambretta arriva dalla visione, da
parte dei dirigenti dell’Innocenti, dei mezzi degli alleati, spesso
utilizzati per spostamenti veloci e per scambiarsi informazione.
Negli ultimi anni del conflitto la Innocenti inizia il lavoro per la
progettazione di un nuovo scooter di cilindrata 125 cc.
Sul finire degli anni ’40 (1948) vedono la luce i primi esemplari di
Lambretta che, dopo pochi anni, inizia una concorrenza molto forte con
la Vespa Piaggio, un altro mezzo - mito dell’Italia post guerra.
Nel 1949 nasce, dopo praticamente un solo anno di produzione, la
“seconda edizione” del veicolo, in maniera da porre rimedio alle
maggiori difficoltà che si riscontravano per guidare la Lambretta. Il
“tipo B”, così era chiamato il nuovo veicolo, ha una nuova sospensione
anteriore a cui viene aggiunta quella posteriore, e soprattutto il
cambio delle marce viene spostato sul manubrio invece che tramite
pedale, in maniera da rendere più fluida la guida.
La diffusione della Lambretta va talmente tanto bene che la Innocenti
sigla accordi con fabbriche straniere per permettere la produzione di
questo veicolo anche all’estero (come esempio ricordiamo l’accordo con
la NSU tedesca e la Fenwick in Francia).
Negli anni ’50 la Lambretta diviene un vero e proprio mito, il mezzo di
trasporto per eccellenza per i giovani del periodo. Iniziano a crearsi
dei club di appassionati e delle competizioni tra i vari possessori del
veicolo.
Riferendoci alla Lambretta, possiamo parlare della prima vera propria
moda nell’Italia del dopoguerra. Per legare e fidelizzare al meglio i
vari Lambretta club presenti in Italia, la Innocenti inizia a stampare
una rivista, il Notiziario Lambretta. In queste pagine era possibile
conoscere la presenza di gare con lo scooter, l’utilizzo e le novità per
i pezzi di ricambio per il veicolo, oltre all’uscita dei nuovi modelli
in commercio.
Nel 1955 nasce il Lambrettino 48, un ciclomotore nato dall’esperienza
dell’Innocenti maturata proprio con lo scooter.
La Lambretta, però, con il passare del tempo, inizia a perdere il
proprio fascino sul pubblico. Per ovviare a questo calo la fabbrica si
affida all’arte di Nuccio Bertone che, nel 1968, presenta il progetto DL,
che esce con le cilindrate 125, 150 e 200. Dalla stessa mano escono
anche i due nuovi ciclomotori di 50 e 75 cc di cilindrata.
L’Innocenti, nonostante l’impegno profuso, continua la sua caduta verso
il basso, tanto da abbandonare entro gli anni ’70 tutta la produzione.
La produzione della Lambretta passa, nel 1972, ad una società indiana,
la Scooterindia, che continuerà a sfornare questo veicolo fino al 1997.
Tra le ragioni di questo passaggio, e del grandissimo successo che
questo veicolo ha ottenuto in Oriente, possiamo inserire il fatto che
l’India degli anni ’70 era molto simile all’Italia degli anni ’50,
ovvero un Paese in grandissima espansione che partiva da una base
estremamente povera.
L’intero impianto di vendita e la sede italiana della fabbrica, passa in
mano al gruppo FIAT.
In ogni caso il mito di questo mezzo continua ad esistere tanto che, a
Rodano (MI) è stato creato il Museo dello Scooter e della Lambretta. |