Corsarino
Per gli appassionati
delle due ruote il termine “ciclomotore” associato al Corsarino era
abbastanza riduttivo poiché gli stessi centauri consideravano tale mezzo
come una vera e propria piccola moto a quattro tempi.
Col passare degli anni
la punta di diamante della casa
Morini ha incrementato la propria
popolarità consacrandosi, odiernamente, come uno dei leggendari modelli
su due ruote che sono stati prodotti nella storia dei ciclomotori e
delle moto.
La casa bolognese, dopo
aver analizzato una situazione di mercato motociclistico pervasa da
un'atmosfera di forte crisi e un buon apprezzamento da parte del
pubblico per il “Corsaro”, decise di immettere sul mercato un nuovo
modello di ciclomotore.
Per rimanere coerenti
alla linea su cui si basava la casa produttrice, si equipaggiò il nuovo
ciclomotore con un motore a quattro tempi che risaltò le prestazioni ma
indusse un automatico incremento dei costi di produzione.
MODELLO “V” E
MODELLO “Z”
Il Corsarino fu
realizzato in due diverse tipologie che conobbero simultaneamente le
fasi di fabbricazione e realizzazione; nel modello V, conosciuto anche
col nome di “Donna”, il telaio del Corsarino si presentava aperto nella
parte superiore mentre l'altra tipologia (denominata “Z”) sfoggiava uno
stile di tipo sportivo, provvisto di semimanubri e una sella allungata.
Il primo esemplare (il
modello “Donna”) non riscosse molto successo mentre la versione “Z”
aumentò il livello di gradimento della casa Morini; in quest'ultimo
modello vi era montato un cambio a tre marce con comando a manopola nel
motore che a sua volta era costituito da un cilindro leggermente piegato
in avanti.
Negli ultimi anni di
produzione della casa Morini, la stessa realizzò una variante del
modello “Donna”; tale ciclomotore si presentava più abbordabile
economicamente poiché era orfano della sospensione posteriore.
Il modello Z fu
prodotto anche con una peculiarità cromatica bicolore molto simile a
quella presente nel “Corsaro Veloce”; già provvisto di tre marce, tale
ciclomotore è stato arricchito con un cambio a quattro rapporti, con
comando a pedale sulla parte sinistra, durante il 1966.
Il peso dello Z a secco
era di 55 chilogrammi mentre la misura del suo interasse era di 1120
millimetri.
MODELLO “ZT”
Il modello ZT era molto
simile allo Z, ad esclusione del manubrio e della sella ed inoltre era
equipaggiato con il portapacchi collocato sul parafango posteriore.
Esso entrò in fase di
produzione qualche anno più tardi rispetto al modello Z e a differenza
del suo predecessore poteva sfoggiare un sella corta, un portapacchi e
un manubrio alto.
MODELLO “ZZ”
Il modello ZZ fu
presentato dalla Morini nel 1965 che ne produsse pochissimi esemplari
provvisti di cambio a tre marce, comandato a pedale; questo ciclomotore
presenta uno stile più sportivo, arricchito da un codino ornato da ovali
bianchi “portanumero” (in realtà vi si trovava una decalcomania del “Corsarino”).
Questo era il prototipo
dello ZZ poiché la versione definitiva venne immessa sul mercato qualche
mese più tardi con il cambio a quattro rapporti (comandato a pedale).
Il cambio a tre marce
nel 1967 era presente solo nel modello V e nel 1968 e nel 1969 venne
fornito del quattro marce a pedale.
Il modello ZZ ha
riscosso enorme successo tra i giovanissimi per moltissimi anni,
fornendo ottime prestazioni mediante caratteristiche di solidità e
affidabilità.
La Morini provvedeva
sistematicamente a modificare esteticamente i propri modelli come
testimonia l'esemplare prodotto nella primavera del 1965; tali modelli
venivano affidati ai concessionari che li presentavano come originali
esemplari da “preserie”.
Venivano montati sempre
cambi a tre marce (però con comando a pedale) e vi si notava
un'inversione cromatica nel bauletto e nella sella se messa a confronto
con quella adottata in seguito.
Una versione da 60
centimetri cubici del Corsarino fu prodotta dalla casa Morini per essere
immessa su alcuni mercati; ad esempio in quello americano tale modello
fu chiamato “Pirate”.
I modelli Z, ZT e V
furono eliminati dal listino nel 1970 e ad essi subentrò nella
produzione il “Super Scrambler”; tale ciclomotore era provvisto di un
serbatoio di dimensioni più ridotte rispetto allo “Scrambler”
(equipaggiato dello stesso telaio a doppia culla continua) e di una
forcella telescopica idraulica innovativa .
Nuovi bauletti furono
montati sullo ZZ che fu anche “rivisto” da un punto di vista estetico.
Nel 1977 furono immessi
sul mercato gli ultimi modelli del Corsarino.
Il suo motore era
l'esempio tangibile di un vero e proprio miracolo della tecnica per
l'epoca, fondendo insieme naturalezza e potenza; era fornito, inoltre,
di accensione a volano magnete,
distribuzione ad aste e
bilancieri, con valvole parallele, trasmissione primaria a ingranaggi
(collocata inversamente alla tradizione della casa bolognese, sulla
parte destra, nello stesso settore in cui era ubicato l’albero a canne).
Un carburatore
Dell’Orto SH 14/12/2, o un più adatto UA 15 BS, venne utilizzato per
l'alimentazione.
SCRAMBLER E SUPER
SCRAMBLER
La casa bolognese della
Morini nel 1966, arricchì la sua scuderia di veicoli a due ruote con
l'immissione sul mercato dello Scrambler; esso era equipaggiato con un
cambio a quattro marce, dallo stile selvaggio e affascinante e con un
grande serbatoio.
Lo Scambler montava un
caratteristico tubo di scarico rialzato; successivamente fu introdotto
in commercio il Super Scambler, che poteva orgogliosamente sfoggiare un
innovativo telaio a doppia culla continua, equipaggiato con forcella
telescopica idraulica a canne scoperte.
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