JAMES COOK, L’UOMO CHE DOMINAVA I MARI
Era il 1746 ed il
giovane James Cook otteneva il suo primo incarico su una nave. La
Freelove, un “gatto” di Whitby che trasporta carbone dal nord
dell’Inghilterra alla capitale, lo accoglie tra le dure fatiche che il
mare riserva sempre agli equipaggi di ogni nave.
Per lui, un robusto
diciottenne di un villaggio dello Yorkshire, è un’occasione d’oro per
coronare i sogni di avventura, lontana dalla tranquilla carriera di
contabile e commerciante alla quale era stato avviato.
Sulla Freelove Cook
apprende in fretta la dura vita del marinaio, animato da una passione
unica che lo porta in pochi anni a diventare un abile navigatore.
Diversi anni più tardi,
il talento di Cook si dimostra nel salvataggio di un’imbarcazione da una
violenta tempesta. Il suo coraggio lo porta ad ottenere la stima degli
armatori della Friendship, i fratelli Walker, che gli affidano il
comando di una nave.
Cook apprende in fretta
i segreti della navigazione; i “gatti” di Whitby, imbarcazioni con scafo
alto e dal fondo piatto, gli permettono di destreggiarsi con particolare
maestria in ogni manovra.
Queste navi, però, sono
troppo piccole per accogliere tutti i sogni del futuro esploratore. Nel
1755 James Cook si arruola nella marina militare inglese; l’occasione
può soddisfare appieno tutte le sue ambizioni. La marina inglese,
infatti, si appresta ad estendere il suo dominio sui mari, portando non
soltanto nuove rotte e commerci, ma anche nuove scoperte geografiche e
scientifiche.
Sulla Eagle,
un’imbarcazione da sessanta cannoni, Cook eccelle per esperienza ed
operosità, tanto da esser nominato aiutante pilota.
Nel 1757 la Pembroke
salpa in direzione dell’America del Nord. L’ufficiale di rotta James
Cook è sulla nave diretta alla conquista di Québec, città conquistata
dai francesi e protetta con robuste fortificazioni. La flotta di navi
con a bordo 14.000 uomini ha ricevuto l’ordine di risalire il fiume San
Lorenzo per giungere alla città fortificata. La Pembroke, guidata da
Cook, riesce a tracciare una difficile via lungo il fiume pieno di
ostacoli e bassifondi. Cook segna con estrema precisione il percorso e
consegna la carta del San Lorenzo ai superiori. Nel settembre del 1759,
gli inglesi, dopo aver risalito il fiume seguendo la mappa di Cook,
conquistano Québec.
La fama di Cook è ormai
nota a molti. Qualche anno più tardi, Cook è al comando della Grenville,
una nave da esplorazione nei mari del Nord America, lungo le coste di
Terranova e del Labrador. Qui, tra iceberg e ostacoli di altro tipo,
Cook raccoglie con estrema perizia una grande quantità di dati che gli
permettono di tracciare una precisa serie di carte marittime. Il suo
lavoro, minuzioso e preciso in ogni dettaglio, gli conferisce fama di
matematico e rinomato cartografo.
La marina inglese
continua prepotentemente la sua espansione; vengono tracciate nuove
rotte, si cercano nuove basi per rifornire le navi nei grandi
spostamenti, nuovi luoghi per caricare ricchezze di ogni tipo.
Tra queste infinite
possibilità, una in particolare colpisce per il suo fascino ed il
mistero che la nasconde. La “Terra Australis Incognita”, si dice, è
piena di ogni ricchezza; è lontana, dicono marinai ed esploratori del
pensiero, ma si può trovare, tra Capo Horn e la Nuova Guinea.
In Inghilterra si
inizia a pensare concretamente ad una spedizione per giungere alla Terra
Australis. L’impresa è grande, così come le ambizioni degli uomini. Lo
scienziato Alexander Dalrymple, noto studioso e membro della Royal
Society, vuole essere al comando della nave diretta verso la gloria.
Nel maggio del 1768,
una nave dell’Ammiragliato, l’autorità al comando della Royal Navy,
parte in direzione dell’Oceano Pacifico. Il suo scopo è quello di
trovare la Terra Australis e di osservare il raro fenomeno del transito
di Venere. L’impresa non è facile: il Pacifico, a dispetto del suo nome,
si scaglia con enorme violenza sul tratto compreso tra la Terra del
Fuoco e Capo Horn; tempeste ed uragani si abbattono sulle navi con
incredibile violenza.
Occorrono una nave
capace di dominare la forza dei venti ed un uomo eccezionale che la
governi.
Il 26 agosto del 1768
la Endeavour salpa dal porto di Plymouth. Il comandante della nave, il
brillante James Cook, ha dato precise disposizioni all’Ammiragliato per
la scelta dell’imbarcazione: per riuscire nell’impresa, non occorre una
pesante nave militare, ma un’imbarcazione simile ad un “gatto” di
Whitby, dal fondo piatto, stabile ed manovrabile in ogni situazioni.
La nave si avventura
verso il Pacifico; a bordo ci sono gli osservatori guidati dal botanico
Joseph Banks, membro della Royal Society. Ci sono anche artisti ed un
equipaggio di più di sessanta uomini.
Cook ha curato nei
minimi dettagli l’impresa, raccogliendo con estrema precisione tutti i
dati necessari alla navigazione e dando precisi ordini circa le
provviste alimentari da portare per scongiurare lo scorbuto, la
terribile malattia capace di decimare un equipaggio. L’esperienza gli ha
insegnato che questa malattia è più pericolosa di ogni tempesta.
Dopo aver superato
senza difficoltà le Isole di Capo Verde, la Endeavour si dirige verso
Capo Horn, evitando lo Stretto di Magellano e puntando verso l’Isola
degli Stati. La nave supera una burrasca e giunge senza danni nel punto
più estremo della Terra del Fuoco. Da lì, dopo i rilevamenti di Cook e
le ricerche di Banks, la nave raggiunge Capo Horn.
L’11 aprile del 1769,
la Endeavour raggiunge Tahiti, dalla quale l’equipaggio deve osservare
il transito di Venere. Il comandante della nave da precise disposizioni
circa il comportamento da tenere con gli abitanti del luogo. I
Taihitiani si dimostrano socievoli, ma non esitano a rubare strumenti
che attirano la loro curiosità, come il quadrante di Cook,
indispensabile per le sue osservazioni astronomiche.
Prima di ripartire,
Cook ed i suoi collaboratori hanno osservato il transito di Venere e
segnato l’esatta posizione dell’isola, preziosa base di rifornimento per
le imbarcazioni che esplorano il Pacifico.
Vicino a Tahiti, Cook
scopre un gruppo di isole che chiama Isole della Società. Cook si dirige
verso Sud, in direzione della Nuova Zelanda, scoperta anni prima da Abel
Tasman ma ancora inesplorata. Cook circumnaviga le due Isole della Nuova
Zelanda ed effettua tutti i rilevamenti topografici possibili. Dopodichè
visita le isole e stringe buoni rapporti con i Maori.
La nave riparte in
direzione dell’isola di Tasmania per dirigersi verso il Nuovo Galles del
Sud. Da qui giunge la città oggi nota con il nome di Sydney, prosegue
sino allo stretto di Torres, ai confini della Nuova Guinea, e punta in
direzione dell’estrema punta dell’Africa.
Il 13 luglio del 1771
Cook ed il suo equipaggio entrano nel canale della Manica. Davanti a re
Giorgio si presenta un geniale marinaio capace di aver portato a termine
una spedizione senza precedenti.
La sua fama gli
permette di guidare una nuova esplorazione nell’Atlantico, nel Pacifico
e nell’Indiano.
Il 13 luglio del 1772
la Resolution e la nave d’appoggio Adventure partono alla volta del
circolo polare antartico. Le due navi sono, ancora una volta, simili ai
“gatti” di Whitby.
Dopo aver raggiunto la
penisola di Palmer, Cook decide di tornare verso Nord. Prima di
rientrare in Inghilterra, il comandante della Resolution scopre le isole
Ebridi e la Nuova Caledonia. Con sé il comandante porta numerosi dati
che consentono di tracciare nuove rotte e carte.
Il 12 luglio del 1776
il capitano Cook, scienziato-astronomo membro della Royal Society, si
avventura alla ricerca di una nuova rotta verso i possedimenti inglesi
nei mari del Sud. La Resolution e la nave d’appoggio Discovery partono
dal Pacifico per trovare il Passaggio a Nord-Ovest e raggiungere il
Pacifico del Sud.
Cook supera il Golfo
dell’Alaska e giunge allo Stretto di Bering. Giunto alla Punta di Barrow,
Cook viene costretto ad invertire la rotta, poiché i ghiacci rischiano
di stritolare la Resolution.
Nel viaggio di ritorno,
Cook si ferma nell’isola che aveva scoperto nel 1779, l’isola Hawaii.
Durante la permanenza,
gli indigeni rubano una scialuppa dalla Resolution. Cook e alcuni uomini
si dirigono sull’isola per trattare con il re dell’isola la restituzione
dell’imbarcazione.
Le tensioni tra gli
inglesi e gli indigeni sono già da tempo evidenti ed arrivano al culmine
proprio in questa occasione. Scoppia un incidente, Cook viene
accoltellato da un guerriero, e gli indigeni si scagliano sul corpo del
capitano. Dopo aver divorato il suo cadavere, solo alcune ossa ritornano
in patria a bordo della Resolution.
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