FERNÃO
DE MAGALHÃES
Settembre 1519. La nave
ammiraglia Trinidad e le caravelle Santo Antonio,
Victoria, Concezione e Sancto Iacopo lasciano il porto
di Siviglia per dirigersi verso l’Atlantico del Sud.
Sulle caravelle ci sono
265 uomini. Trovano spazio anche carte nautiche, quadranti di legno,
astrolabi, armature e cannoni per resistere ad ogni possibile attacco.
L’impresa è grande, come gli uomini che la inseguono: a sud delle
Americhe esiste un passaggio che unisce Occidente ed Oriente e permette
di circumnavigare il globo.
Al comando
dell’imponente spedizione c’è un nobiluomo portoghese al servizio
dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, Fernando de Magallanes.
Il portoghese Fernão de
Magalhães conosce bene il mare: ha già partecipato alle spedizioni
portoghesi nell’arcipelago delle Molucche, in Malesia e Marocco. Dopo
essere stato al servizio della corona portoghese, l’esploratore si
rivolge al re di Spagna per trovare il Passaggio a Sud-Ovest.
Magellano, uomo di mare
e di gran talento, sa che l’impresa è possibile, ha già visto nella
tesoreria del re del Portogallo una carta che parla di uno stretto che
conduce verso nuovi sbocchi.
Se le sue supposizioni
sono esatte, il suo nome e quello della Spagna possono guadagnare enormi
glorie e fortune.
Il Trattato di
Tordesillas, stipulato nel 1494 da Spagna e Portogallo, prevedeva che la
colonizzazione spagnola potesse dirigersi ad ovest della raya
(una linea immaginaria che attraversava l’Atlantico), mentre il
Portogallo poteva concentrarsi verso est.
Se Magellano aveva
ragione, la Spagna poteva sfuggire al controllo dei portoghesi lungo la
Rotta delle Spezie e raggiungere le isole delle spezie
(oggi arcipelago delle Molucche) seguendo una nuova rotta.
I preparativi per la
spedizione si protraggono per lunghi mesi. Magellano, che ha dalla sua
parte il sostegno di uomini influenti, ottiene il comando generale della
missione, suscitando il malcontento dei capitani spagnoli.
Dopo due mesi di
navigazione, la spedizione giunge nel punto più orientale del Brasile,
Capo de Sancto Augustino (dove oggi sorge João Pessoa); si prosegue
verso l’Argentina, sino ad arrivare ad una terra abitata da strani
uomini dalla statura elevata che Magellano chiama Patagoni. Nel
viaggio, come riporta l’italiano Antonio Pigafetta nella sua relazione
sul “Viaggio attorno il mondo”, gli equipaggi hanno modo di osservare
numerose creature marine e volatili che “nodano e vivono de pesce” (pinguini
di Magellano).
Il viaggio prosegue,
l’Antartico è il punto di riferimento per decidere la rotta. Due
Patagoni si trovano sulla nave ammiraglia per fare da guida. La
spedizione giunge in una località chiamata Porto San Giuliano. Il
malcontento tra i capitani delle quattro navi è ormai giunto al limite:
viene ordinata l’uccisione del capitano generale Magellano, ma il
tradimento viene scoperto e le giuste punizioni lasciano senza vita
alcuni traditori.
Magellano ordina che una
nave prosegua per scoprire la costa. La nave si perde, ma gli uomini
sono salvi.
52 gradi di latitudine
sud, questa è la posizione della spedizione quando Magellano individua
il tanto atteso stretto che porta al “mar Pacifico, circondato de
montagne altissime caricate de neve”.
Il capitano generale
invia due navi per esplorare il luogo. Stefan Gomes, pilota della Santo
Antonio, deciso a fuggire, inverte la rotta per tornare in Spagna.
Il 28 novembre 1520
Magellano sbuca dallo stretto e si avventura nel mar Pacifico. Per tre
mesi la spedizione naviga in acque calme senza incontrare alcun
ostacolo. Non c’è nessuna possibilità di rifornirsi di cibi freschi: le
due isole incontrate durante la navigazione sono disabitate.
L’equipaggio si nutre solo di biscotti ormai pieni di vermi. Tra gli
stenti muoiono diciannove uomini, ed altre decine hanno disturbi di
vario tipo.
Durante la navigazione,
Magellano ed i suoi uomini hanno la possibilità di vedere “molte stelle
piccole, congregate insieme, che fanno in guisa de due nebule poco
separate l'una dall'altra e uno poco offusche, in mezzo delle quale
stanno due stelle molto grandi, nè molto relucenti e poco se moveno” (Nubi
di Magellano).
Superata la linea
dell’Equatore, la spedizione passa poco lontano dall’isola di Cipango
(Giappone) e giunge ad un gruppo di isole; Magellano decide di fermarsi
in quella più grande per fare rifornimento, ma la gente di quest’isola
entra nelle navi e porta via tutto quello che può. Arrivano a rubare
anche una barchetta a remi dalla nave ammiraglia; Magellano ordina ai
suoi uomini di perquisire cinquanta abitazioni dell’isola. Vengono
ucciso alcuni uomini, fino a quando non viene restituito lo
shifo.
Abbandonate le Isole dei
Ladroni (le Marianne), la spedizione giunge nell’Arcipelago di San
Lazzaro (le Filippine). Gli abitanti sembrano molto socievoli; con loro
è possibile scambiare nozioni ed informazioni, cibo e materie di ogni
tipo, ma anche mostrar loro la fede cattolica. Su molte di queste isole,
gli spagnoli lasciano alcune croci sui punti più elevati, simbolo del
loro passaggio e della forza dell’imperatore della cristianità.
Magellano riesce a convertire anche alcuni re di queste isole alla fede
cattolica; il 4 aprile del 1521, sull’isola di Cebu, vengono battezzati
più di 800 persone. I nuovi cristiani giurano obbedienza al re di
Spagna.
Il 26 aprile 1521,
Magellano ed il re alleato di Cebu, per estendere il loro potere
sull’arcipelago filippino, sfidano gli abitanti dell’isola di Mactan ed
il loro capo Cilapulapu. Davanti agli spagnoli si presentano più di
mille guerrieri con lance e frecce avvelenate. Magellano, impegnato in
prima linea a fronteggiare il nemico, cade sotto i colpi degli
avversari.
Il corpo del capitano
generale, insieme agli altri caduti, viene trattenuti dagli abitanti a
memoria di quanto accaduto.
Con enorme fatica, tra
stenti ed alterne fortune, la spedizione prosegue tra le isole
dell’Indonesia, sino ad arrivare alle Molucche, poi Sumatra, l’India,
l’Africa e finalmente l’arcipelago di Capo Verde.
Il 7 settembre 1522 la
Victoria entra finalmente nel porto di San Lucar, vicino Siviglia.
A bordo ci sono soltanto
19 uomini.
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