NODI
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nodo del frate
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nodo margherita
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nodo savoia
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nodo piano
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nodo dell'asino
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nodo di scotta
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nodo di matafione
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nodo del vaccaio
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nodo parlato o del barcaiolo
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nodo a bocca di lupo
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gruppo o nodo d'ancorotto
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gassa d'amante semplkice
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gassa d'amante doppia
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nodo scorsoio
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I nodi sono intrecci tra uno o più cavi, realizzati
per diverse finalità, per ottenere delle legature da utilizzare
per fini lavorativi o decorativi.
Il loro uso è antichissimo, si fa risalire addirittura
ad epoche preistoriche e non è prerogativa solo degli uomini; infatti,
in natura, i nodi sono utilizzati anche da rappresentanti del mondo
animale, quali ad esempio, alcuni tipi di scimmie che se ne servono
per congiungere le liane o alcuni tipi d’uccelli che costruiscono i
loro nidi intrecciando e annodando i fili d’erba.
Nel tempo, con l’affermarsi della navigazione a vela,
essi hanno avuto un’evoluzione notevole perché costituiscono elementi
importanti per tutte quelle attività che comportano l’uso di corde o
fili.
Nei tempi antichi hanno assunto anche significati
sacri e religiosi.
Famoso, a tal riguardo, è il celebre inestricabile
nodo gordiano che stringeva il giogo al timone del carro consacrato
a Zeus, nel suo tempio, da Gordio, fondatore dell’omonima città della
Frigia in Asia Minore; l’oracolo aveva predetto che chi avesse sciolto
il nodo, avrebbe avuto il dominio dell’Asia; Alessandro Magno, nel 334
a.C. sostò nella città nel corso della campagna contro Dario III e con
la propria spada troncò di netto il nodo, … ed ebbe il dominio dell’Asia.
Nel Medioevo, ad alcuni di essi, erano attribuiti
significati esoterici e superstiziosi.
La tradizione fa risalire ai marinai la primogenitura
nella realizzazione e nell’utilizzo dei nodi; nelle lunghe navigazioni
e nelle ore libere dalle manovre, i marinai si dilettavano ad usare
le cime in disuso, o parti di esse, per realizzare decorazioni utilizzando
la fantasia per annodare in vari modi le corde a disposizione
È soprattutto nella marineria a vela che si è sviluppata
e affinata quella che può definirsi l’arte dei nodi. Essa ha consentito
la realizzazione di innumerevoli tipi di legature ciascuna delle quali,
pur se destinata ad un uso specifico, aveva la caratteristica d’essere
resistentissima e di poter essere sciolta con grande facilità e celerità
in qualsiasi condizione di tempo.
Per realizzare i nodi sono utilizzate le cime che
possono essere di fibre naturali (cotone, canapa, Manilla, ecc) o sintetiche.
Le cime sintetiche hanno il pregio di essere più resistenti e di non
essere attaccate dall’umidità e dalla salsedine, ma hanno il difetto
di essere meno rugose delle cime naturali, perciò i nodi possono sciogliersi
più facilmente.
Le funi in fibra vegetale furono usate per
lunghissimo tempo e caddero in disuso, sostituite da quelle in fibra
sintetica, intorno al 1940, quando si scoprì che dal carbone e dal petrolio
potevano essere ricavate delle fibre con caratteristiche superiori.
I popoli antichi realizzavano corde grezze ma resistenti,
utilizzando radici, fibre varie ed anche tendini e intestini degli animali
cacciati; gli antichi Egizi adoperavano il papiro; i popoli nordici,
in particolare i Vichinghi, per le loro imbarcazioni, utilizzavano corde
realizzate con la pelle dei cetacei; Marco Polo racconta che i Persiani
utilizzavano una corda fatta con fibre di cocco, mentre gli indiani
d’America utilizzavano la corteccia degli alberi.
Nell’età moderna, per la realizzazione di cordami,
sono state utilizzate le fibre ricavate dalla manilla (o canapa
di Manila) che proveniva dalle Filippine, dalla canapa che veniva
dall’Italia e dalla Russia, dalla sisal (nome della fibra ricavata
dall’Agave sisalana) che arrivava da Giava, dalla Tanzania a dal Kenia,
dalle fibre di noce di cocco che provenivano dal Malabar
e dallo Sri Lanka, dal cotone che giungeva dagli Stati Uniti,
dal lino che veniva dalla Nuova Zelanda, dallo sparto
(Lygeum spartum, pianta perenne spontanea della famiglia delle Graminacee
che cresce in località aride e salmastre della regione mediterranea)
che arrivava dalla Spagna, dall’Italia meridionale e dall’Africa settentrionale.
Le corde in fibre naturali hanno però sempre presentato
degli svantaggi; infatti, quando si bagnano si gonfiano e si indeboliscono
e i nodi tendono a comprimersi e a rompersi con maggiore facilità; con
l’umidità possono marcire, ammuffire e imputridire; possono essere danneggiate
dal sole, dagli agenti atmosferici e dal clima; il rapporto resistenza-peso
è limitato e quindi sono molto voluminose; infine, quando ghiacciano
diventano rigide e non possono essere agevolmente manovrate.
Le funi in fibra sintetica sono realizzate
con materiali derivanti dal carbone e dal petrolio.
Dal carbone si ottiene il nailon che è molto
elastico e resistente ed è il materiale più usato per la realizzazione
di funi destinate al traino e all’ormeggio.
Dal petrolio deriva invece il poliestere con
il quale si realizzano funi particolarmente destinate alla realizzazione
di sartiame; il polipropilene che, per il requisito della galleggiabilità,
è usato principalmente per le sagole di salvataggio; il polietilene
che, per la sua malleabilità, trova applicazione in casi specifici.
Le funi realizzate in materiali sintetici presentano
numerosi vantaggi rispetto a quelle realizzate in fibre naturali: hanno
maggiore resistenza alla tensione, non imputridiscono, non ammuffiscono
e non sono alterate dagli agenti atmosferici; hanno maggiore durata
nel tempo, non assorbono acqua e quindi non subiscono variazioni nelle
capacità di resistenza; sono agevoli da usare sia asciutte sia bagnate;
sono leggere e quindi facili da riporre o trasportare. Hanno però lo
svantaggio della levigatezza che potrebbe consentire lo sciogliersi
di alcuni nodi sotto trazione e, inoltre, di essere molto sensibili
al calore derivante dallo sfregamento che può anche alterarne la resistenza.
Nell’attrezzatura navale l’uso dei nodi è larghissimo
e risponde ad alcune esigenze: evitare lo sciogliersi dei legnoli e
quindi lo sfilacciamento, per creare un ingrossamento locale, per accorciare
i cavi, per unire insieme due cime, per imbracare un oggetto, per assicurare
i cavi di ormeggio, per sospendere una cima ad un gancio. Tutti i nodi
hanno la caratteristica della sicurezza sotto sforzo e la facilità di
scioglimento una volta che non sono più in tensione.
Possono essere fissi, scorsoi o ganciati, in altre
parole sfilabili tirando un capo.
Le caratteristiche dei vari nodi sono state studiate
per soddisfare specifiche esigenze; così si hanno nodi impiegati dai
pescatori per gli ami, per le reti e per tutte le loro attrezzature,
nodi usati dagli alpinisti, nodi che trovano impiego per imbracare i
materiali più vari, nodi di gancio e nodi ornamentali realizzati dai
marinai nelle ore non destinate alle manovre.
Generalmente, però, i nodi sono raggruppati secondo
le funzioni che ad essi si richiedono: si hanno così nodi d’arresto
e d’appesantimento, d’accorciamento, di congiunzione, d’avvolgimento
I nodi d’arresto e d’appesantimento
sono eseguiti all’estremità di una cima per evitare che si sfili da
una qualche apertura; ad esempio, il nodo che si fa all’estremità delle
scotte su una barca a vela per evitare che si sfilino dai passascotte,
oppure per appesantirla in quel punto. Hanno la caratteristica di realizzare
all’estremità di una cima un ingrossamento che può servire per innumerevoli
scopi.
Tipico nodo d’arresto è il nodo del frate
(foto 1).
I nodi d’accorciamento sono utilizzati
per limitare la lunghezza di una cima senza essere costretti a tagliarla;
tipico esempio è il nodo margherita (foto 2); caratteristica
condizione perché il nodo non si sciolga è che il cavo rimanga sempre
in tensione.
Altro nodo d’accorciamento è il nodo Savoia
o d’amore o ad otto (foto 3).
Il nodo d’amore, merita un discorso particolare perché
in araldica costituiva ornamento dello scudo; deve il nome di nodo Savoia
al fatto di figurare in molti monumenti di casa Savoia e nel collare
dell’Ordine della SS. Annunziata.
I nodi di congiunzione sono utilizzati
per unire due cime di diametro uguale o diverso.
Il più semplice e conosciuto è il nodo piano
(foto 4) che serve a congiungere due cavi d’uguale spessore; esso richiede
una particolare attenzione nel posizionamento delle estremità delle
due cime perché, se esse non sono parallele ai loro tiranti, si ottiene
il cosiddetto nodo dell’asino (foto 5) che non ha alcuna resistenza
alla trazione e tende a sciogliersi.
Il nodo di scotta o di bandiera semplice (foto
6) è utilizzato per congiungere cime di spessore diverso.
Il nodo di matafione o nodo piano ganciato
(foto 7) è usato per annodare i matafioni della randa.
Il nodo di tonneggio o del vaccaio
(foto 8) è impiegato nelle operazioni di tonneggio per unire due cavi
(il tonneggio è l’azione con la quale si sposta una nave mediante cavi,
con un’estremità legata ad una boa o ad un punto a terra o ad un’altra
nave e l’altra estremità agganciata a poppa o a prora della nave interessata
allo spostamento).
I nodi d’avvolgimento si utilizzano
per assicurare l’estremità di una cima ad un corpo esterno quale una
bitta, un anello, un palo, ecc..
Il più noto è il nodo parlato o del barcaiolo
(foto 9) che, secondo gli usi, può essere semplice, o doppio;
il parlato semplice non assicura una tenuta perfetta mentre più resistente
è il parlato doppio che si avvolge una volta in più intorno all’oggetto.
Il nodo a bocca di lupo (foto 10) è simile
al parlato, ne differisce per il senso d’avvolgimento di uno dei due
capi.
Il gruppo o nodo d’ancorotto (foto 11)è un
nodo ad esecuzione molto rapida che può essere sciolto con notevole
facilità.
In questa categoria rientrano anche alcuni nodi con
funzioni particolari, quali il nodo di bozza che serve per fissare
la bozza ad una manovra per tenerla in tensione e il nodo per rimorchio
che serve per assicurare il cavo per rimorchio ad una bitta;
esso deve avere tre particolari requisiti: deve essere d’esecuzione
rapida, non deve stringersi e lo si deve poter sciogliere facilmente
e velocemente anche quando è bagnato e in tensione.
Categoria a parte è rappresentata dalle "gasse"
che sono dei nodi molto in uso tra i marinai in quanto servono a soddisfare
gran parte delle necessità, quali l’ormeggio a una bitta, la sospensione
di una trave, l’imbracatura di un uomo, la predisposizione di seggiolini
per il trasbordo di persone da una nave all’altra, ecc. Tipico esempio
è rappresentato dalla gassa d’amante semplice (foto 12),
dalla gassa d’amante doppia (foto 13) e dal nodo dell’impiccato
o del boia (foto 14): caratteristica gassa scorsoia..
I tipi di nodi indicati si riferiscono in modo particolare
all’uso che ne viene fatto o ne è stato fatto nell’ambito della navigazione,
ma la conoscenza dei nodi è importante anche per tutte quelle attività
che comportano l’uso di funi o corde, basti pensare alla pesca sia essa
sportiva e non o all’alpinismo ove, per ragioni di sicurezza, l’uso
di funi e nodi sono determinanti.
I nodi sopra illustrati rappresentano solo un piccolissimo
esempio della numerosissima serie esistente; nella pratica, se ne conoscono
quasi quattromila, tutti con precise caratteristiche e funzioni, studiate
per soddisfare le distinte esigenze.
Sandro Bianchi
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