Correre nel verde Sport e tempo libero - Correre nel verde direttore responsabile Giorgio Gandini


SPORT ] Forza e Resistenza ] Calcio ] Atletica ] Automobilismo ] Motociclismo ] Ciclismo ] Nuoto ] Basket ] Scherma ] Sport Alimentazione ] Integratori&Bevande ] Medicina dello Sport ] CONI ] FASI ] FIN ] [ Doping ] Legge Doping ] L’isola felice ] Olimpiadi ] Cerca ]

Ginnastica Dolce ] Pilates ] Formula 1 ] Rally ] Baseball ] Softball ] Bodybuilding ] Ciclismo ] Pista ] Strada ] Equitazione ] Football Americano ] Golf ] Enduro ] Trial ] Velocità ] Nuoto ] Nuoto sincronizzato ] Tuffi ] Hockey Subacqueo ] Fioretto ] Sciabola ] Spada ] Pallacanestro ] Pallanuoto ] Pallavolo ] Pattinaggio ] Ping Pong ] Pugilato ] Rugby ] Scherma ] Spinning ] Free Climbing ] Tennis ] Arco ] Tiri Olimpici ] Wrestling ]

SportSport invernaliBiciCanoaEquitazioneArti marzialiRaftingTrekkingCorrereMaratone

Correre nel verde


 


DOPING

NO DOPING scritto con le pietre su una montagna perchè entri nei cuori e nelle coscenze

Il doping (dall'inglese to dope = drogare), pur non essendo un fenomeno di recente nascita, è da poco venuto alla ribalta invadendo pagine di giornali, dibattiti, tavole rotonde e convegni, coinvolgendo settori vasti e popolarmente noti dello sport.

Seppur non vadano dimenticate le molte e spesso sottaciute vicende che negli anni passati hanno portato ad un indiscriminato uso della sperimentazione chimica su giovani e promettenti atleti dell’Est europeo, le recenti e tremende morti di giovani atleti così come le incriminazioni di volti tanto noti da esser divenuti veri e propri eroi nazionali delle discipline più seguite ed apprezzate dagli appassionati di sport, hanno portato infatti all’ordine del giorno dell’opinione pubblica questo argomento e, quel che è più interessante,  lo hanno prepotentemente riportato sotto la sfera di interesse di quella branca scientifica della medicina che affronta queste problematiche, la medicina sportiva.

Spesso questione sottovalutata, il doping,  portato alle sue estreme conseguenze, rappresenta non solo un enorme rischio per la salute, ma anche la fine di quell’aspetto di sana e positiva competizione tra atleti, poiché oltrepassa, abbattendole, le barriere della natura e della normale resistenza fisica di un organismo.

Basta un prelievo di sangue per rilevare la presenza di sostanze dopanti all’interno di un soggetto, ma tutto ciò si profila con l’ombra di un’invasione del diritto di privacy: tali controlli per ora si attuano infatti a sorpresa, nonostante esista la proposta di renderli obbligatori, per il calcio - ad esempio - a partire dai prossimi Campionati europei del Portogallo.

Ma non si deve sottovalutare che in questo campo la scienza, gli organismi legislativi e quelli che dovrebbero garantire a livello generale lo svolgimento “sano e pulito” degli sport agonistici (tra questi ultimi in primis il Cio, Comitato Olimpico Internazionale) si trovano di fronte alle problematiche rappresentate dalla difficoltà di varare dei provvedimenti univoci e validi per porre freno a questo malcostume: esistono infatti non solo delle differenze tra singoli sport, derivate dal fatto che le stesse sostanze non possono essere vietate in tutte le discipline (un esempio: l’assunzione di sostanze ritenute dopanti nello sport del sollevamento pesi non influiscono su un giocatore nello svolgimento di una partita di calcio), ma anche dei problemi di ordine chimico-scientifico, che rendono quasi impossibile lo stare al passo con la scoperta di sostanze sempre diverse in grado di risultare invisibili ai vari controlli. Si ricorda che la normativa vigente nel nostro paese è legata e deriva dalla legge 14 dicembre 2000, n. 376 "Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping"

Questo problema purtroppo non riguarda solo gli sport per così dire “ricchi e famosi”, ma paradossalmente si intensifica nel caso di discipline meno poste sotto la luce dei riflettori: i dati allarmanti si impennano infatti quando si parla, ad esempio, di triathlon, tiro a volo e squash, sport sottoposti di certo a controlli minori, ma nei quali comunque i praticanti ritengono evidentemente esistente un motivo valido per rischiare salute e non raramente la vita stessa, pur di primeggiare.

In questo quadro relativamente inquietante una sola visione si delinea come risolutiva,  il cui carico spetta sia alla scienza medica, sia all’intero sistema dei media e a quello in ogni modo collegato al mondo dello sport, ossia la ferma prospettiva di incrementare la diffusione di una sana cultura dello sport, che possa da sola influire sulla cessazione di tale nocivo sistema e riportare al centro quell’originario spirito agonistico basato sull’onesta sfida contro sé stessi ed i propri simili in base ai normali limiti, così come ci sono stati imposti da Madre Natura, che – non nascondiamocelo – c’è tutto un altro gusto a superare con sforzo, allenamento e costanza.

dati ufficiali del Ministero della salute:

http://www.ministerosalute.it/antiDoping/antiDoping.jsp