Correre nel verde Cucina e dintorni: alimenti, ricette, articoli e informazioni sull'enogastronomia - Correre nel verde direttore responsabile Giorgio Gandini


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Osteria - Hostaria

La parola “osteria” appartiene ad una catena di derivazioni linguistiche; infatti il termine proviene da “oste”, dall'antico francese “oste”, “ostesse” che deriva a sua volta dal latino “hospite”(m).

Il vocabolo “hostaria” lascia tracce della sua presenza nei capitolari della magistratura dei "Signori di Notte"; tale magistratura, come indicava il suo nome, si erigeva come guardiano della tranquillità notturna della Venezia del XIII° secolo.

La denominazione attuale, se analizzata da un punto di vista etimologico, si ricollega al termine “luogo” che può essere considerato sinonimo di ospitalità.

Le antiche antenate delle osterie sono sicuramente le “enopolium” presenti nell'antica Roma; diversi erano i thermopolium nei quali si potevano assaporare anche bevande e cibi caldi, i quali venivano conservati a temperatura in vasi di terracotta, di dimensioni enormi, contenuti nel bancone.

Gli scavi di Pompei sono un'ottima testimonianza dell'esistenza di tali strutture che si presentano conservati in maniera più che accettabile.

Originariamente le osterie avevano la funzione di luoghi di ristoro per tutti coloro che si trovavano a percorrere luoghi di commercio e di passaggio come piazze, mercati, strade e incroci.

Con il passare del tempo tali edifici di ristoro si trasformarono in punti di ritrovo per instaurare nuove conoscenze sia a livello lavorativo che sociale.

Strutturalmente le osterie non si presentavano come luoghi di ospitalità sfarzosi o eleganti ma bensì con un aspetto sobrio, semplice e a volte anche fatiscente: ciò che elevava il prestigio dell'osteria era la zona in cui era collocata e la quantità di flusso costituita dai visitatori che si recavano in tali luoghi di ristoro.

Elementi imprescindibili su cui ruotavano tutte le attività dell'osteria erano sicuramente la prostituzione, il vino, le camere da letto e il cibo.

Fino alla metà del 1900 l'osteria era un luogo di ritrovo, prettamente serale e frequentato da gente del popolo, animato per la maggior parte da individui di sesso maschile; in passato l'osteria, insieme alla chiesa e alla piazza, rappresentò un luogo dove intelaiare nuovi rapporti di socializzazione attraverso un flusso biunivoco di confronti di idee.

Nell'arco della storia dell'uomo, esattamente dal dopo guerra ad oggi, l'interesse da parte della clientela nei confronti dell'osteria è andata via via scemando; però negli ultimi anni si è registrato un forte incremento di preferenza nei confronti di questo esercizio di ristoro che sta consolidando la proprio funzione di punto di ritrovo sociale, sia per uomini che per donne.

Le pensioni e gli alberghi odierni possono essere considerati gli antenati di questi luoghi di ristoro; particolarità comune a quasi tutte le osterie era il nome che derivava dalle insegne araldiche poste fuori, di solito in alto rispetto al suolo stradale, che le distinguevano tra di loro.

Tali simboli potevano essere o due spade, o un'aquila, o un angelo, o un leone, o due spade congiunte da un frasca o una corona; a volte i nomi o i soprannomi dei proprietari “donavano” il nome a questi edifici di ristoro.

Le osterie venivano diversificate a seconda dei livelli di “clientela” che ogni tipologia di edificio ospitava.

Le più altolocate accoglievano clienti di spicco mentre le più fatiscenti ospitavano soldati e pellegrini; un buon servizio di osteria si trovava nella zona dei magnani (i calderai).

Questi luoghi di ristoro non si trovavano solo all'interno delle città ma anche al di fuori delle mura in zone limitrofe alla stazione di posta; questi edifici, posti al di fuori del nucleo cittadino, ospitavano tutti coloro che non erano in possesso dei giusti requisiti per poter valicare le mura cittadine.

Le strutture di ristoro più economiche erano ubicate solitamente nelle vicinanze delle zone portuali, pronte ad ospitare gli esausti viaggiatori che scendevano dalle imbarcazioni.

In contrapposizione alle rinomate osterie vi erano anche luoghi di ristoro ubicati in zone poco raccomandabili della città, dove bazzicavano ladri, sbirri, prostitute e vagabondi.

Le osterie offrivano pasti caldi e possibilità di pernottamento; ovviamente le pietanze erano semplici e facili da preparare.

Oltre che essere un luogo funzionale per rifocillarsi e per godere un po' di relax, l'osteria a volte era anche l'ultimo luogo terreno per molti forestieri che giungevano in questi luoghi già gravemente ammalati e feriti in modo mortale.

Elevato era il numero di coloro che morivano durante il tragitto che collegava le osterie ai santuari; le osterie erano posti prediletti rispetto ai nosocomi.

Gli osti in servizio nelle osterie ospitavano i moribondi malati senza alcuna difficoltà per due essenziali motivi: uno di carattere religioso, illuminato dalla carità mentre un altro era prettamente terreno poiché alla morte dei viandanti, gli osti ereditavano tutti i loro beni che in quel momento portavano addosso.

Nella città di Ferrara, vicino al Duomo, è situata forse la più antica osteria del Rinascimento e del mondo (1435).

L'Hostaria del Chiucchiolino era già attiva fin dal 1400; uscendo, evitando la porta della chiesa, si poteva gustare del buonissimo vino addentrandosi nel viottolo confinante (l'attuale via degli Adelardi 11) e trovandosi in una piccola insenatura costituita da acqua piovana.

La narrazione racconta di moltissimi personaggi famosi che hanno “provato” i servizi di questa osteria; tra di loro ci sono, i poeti Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, lo scultore Benvenuto Cellini, l’astronomo Niccolò Copernico che passò molto del suo tempo, formulando teorie, proprio sopra l’osteria.