La parola “osteria” appartiene ad una catena di
derivazioni linguistiche; infatti il termine proviene da “oste”,
dall'antico francese “oste”, “ostesse” che deriva a sua volta dal
latino “hospite”(m).
Il vocabolo “hostaria” lascia tracce della sua
presenza nei capitolari della magistratura dei "Signori di Notte";
tale magistratura, come indicava il suo nome, si erigeva come
guardiano della tranquillità notturna della Venezia del XIII°
secolo.
La denominazione attuale, se analizzata da un
punto di vista etimologico, si ricollega al termine “luogo” che può
essere considerato sinonimo di ospitalità.
Le antiche antenate delle osterie sono sicuramente
le “enopolium” presenti nell'antica Roma; diversi erano i
thermopolium nei quali si potevano assaporare anche bevande e cibi
caldi, i quali venivano conservati a temperatura in vasi di
terracotta, di dimensioni enormi, contenuti nel bancone.
Gli scavi di Pompei sono un'ottima testimonianza
dell'esistenza di tali strutture che si presentano conservati in
maniera più che accettabile.
Originariamente le osterie avevano la funzione di
luoghi di ristoro per tutti coloro che si trovavano a percorrere
luoghi di commercio e di passaggio come piazze, mercati, strade e
incroci.
Con il passare del tempo tali edifici di ristoro
si trasformarono in punti di ritrovo per instaurare nuove conoscenze
sia a livello lavorativo che sociale.
Strutturalmente le osterie non si presentavano
come luoghi di ospitalità sfarzosi o eleganti ma bensì con un
aspetto sobrio, semplice e a volte anche fatiscente: ciò che elevava
il prestigio dell'osteria era la zona in cui era collocata e la
quantità di flusso costituita dai visitatori che si recavano in tali
luoghi di ristoro.
Elementi imprescindibili su cui ruotavano tutte le
attività dell'osteria erano sicuramente la prostituzione, il vino,
le camere da letto e il cibo.
Fino alla metà del 1900 l'osteria era un luogo di
ritrovo, prettamente serale e frequentato da gente del popolo,
animato per la maggior parte da individui di sesso maschile; in
passato l'osteria, insieme alla chiesa e alla piazza, rappresentò un
luogo dove intelaiare nuovi rapporti di socializzazione attraverso
un flusso biunivoco di confronti di idee.
Nell'arco della storia dell'uomo, esattamente dal
dopo guerra ad oggi, l'interesse da parte della clientela nei
confronti dell'osteria è andata via via scemando; però negli ultimi
anni si è registrato un forte incremento di preferenza nei confronti
di questo esercizio di ristoro che sta consolidando la proprio
funzione di punto di ritrovo sociale, sia per uomini che per donne.
Le pensioni e gli alberghi odierni possono essere
considerati gli antenati di questi luoghi di ristoro; particolarità comune a quasi tutte le osterie era
il nome che derivava dalle insegne araldiche poste fuori, di solito
in alto rispetto al suolo stradale, che le distinguevano tra di
loro.
Tali simboli potevano essere o due spade, o
un'aquila, o un angelo, o un leone, o due spade congiunte da un
frasca o una corona; a volte i nomi o i soprannomi dei proprietari
“donavano” il nome a questi edifici di ristoro.
Le osterie venivano diversificate a seconda dei
livelli di “clientela” che ogni tipologia di edificio ospitava.
Le più altolocate accoglievano clienti di spicco
mentre le più fatiscenti ospitavano soldati e pellegrini; un buon
servizio di osteria si trovava nella zona dei magnani (i calderai).
Questi luoghi di ristoro non si trovavano solo
all'interno delle città ma anche al di fuori delle mura in zone
limitrofe alla stazione di posta; questi edifici, posti al di fuori
del nucleo cittadino, ospitavano tutti coloro che non erano in
possesso dei giusti requisiti per poter valicare le mura cittadine.
Le strutture di ristoro più economiche erano
ubicate solitamente nelle vicinanze delle zone portuali, pronte ad
ospitare gli esausti viaggiatori che scendevano dalle imbarcazioni.
In contrapposizione alle rinomate osterie vi erano
anche luoghi di ristoro ubicati in zone poco raccomandabili della
città, dove bazzicavano ladri, sbirri, prostitute e vagabondi.
Le osterie offrivano pasti caldi e possibilità di
pernottamento; ovviamente le pietanze erano semplici e facili da
preparare.
Oltre che essere un luogo funzionale per
rifocillarsi e per godere un po' di relax, l'osteria a volte era
anche l'ultimo luogo terreno per molti forestieri che giungevano in
questi luoghi già gravemente ammalati e feriti in modo mortale.
Elevato era il numero di coloro che morivano
durante il tragitto che collegava le osterie ai santuari; le osterie
erano posti prediletti rispetto ai nosocomi.
Gli osti in servizio nelle osterie ospitavano i
moribondi malati senza alcuna difficoltà per due essenziali motivi:
uno di carattere religioso, illuminato dalla carità mentre un altro
era prettamente terreno poiché alla morte dei viandanti, gli osti
ereditavano tutti i loro beni che in quel momento portavano addosso.
Nella città di