In una regione abitata da gente laboriosa ove, per tradizione, artigianato
di alto livello e agricoltura vanno a braccetto non è difficile immaginare
le cure e le attenzioni che vengono dedicate alla vigna.
La premessa permette di capire degli esempi forti e reali dove tradizione,
buon gusto, guadagno, mercato si compenetrano in soluzione di continuità.
Guardiamo il territorio Bolognese da una parte l'antico Pignoletto,
dall'altra dei sempre attualizzati Cabernet e Sauvignon (compongono la DOC
Colli Bolognesi) e la chicca di vecchia tradizione Montù.
Reggio si sposa indissolubilmente con il lambrusco, vera gloria nazionale,
Parma insieme a Piacenza ci offrono la particolarità di un vino dal sapore
che ricorda il Moscato che si chiama Malvasia bianca di Candia aromatica e
sempre nel Piacentino si vede con stupore (ovviamente per chi non è un
frequentatore di quei luoghi) un proseguimento vitivinicolo del confinante
Piemonte con Croatina e Barbera più l'importante incrocio fra le due specie
chiamato Bonarda.
Ecco la Romagna con altro Sangiovese (quello a bacca piccola), con il
Trebbiano, Bianchello, Pagadebit e sua maestà l'Albana di Romagna che pur
derivando da un "greco", il greco d'Ancona ha nome Albana dal 1200,
ricordiamo che questo vino è stato il primo in Italia a fregiarsi della DOCG.
Per finire ritorniamo a Piacenza per motivi archeologici; infatti il vino
Gotturnio prende il nome da un nobile recipiente romano in argento, il
Gotturnium che ritrovato sulle rive del Po insieme ad altro fra cui anfore
vinarie la dice lunga sulle tradizione vitivinicola di questa opulenta
regione.