1889 - La pizza margherita - Viaggio immaginario dai Borboni
ai Savoia
Iniziamo il nostro viaggio dal 1762. Napoli, durante il
regno borbonico. Nei pressi della chiesa di Santa Teresa al museo c'è il locale
di Antonio Testa. Due passanti commentano:
"Oggi 'Ntuono ha da fare assai!"
"Pensate: Ferdinando I di Borbone oggi ha deciso di venire accà, nella
bottega di Antonio a mangiass'a pizza."
"Ma vedete 'nu poco 'Ntuono cosa sta facendo"
"sta accostanno i tavoli per far mangiare seduto il Borbone!"
"Gesù Gesù, ma da quando in qua 'a pizza si mangia seduti?"
"Da che mondo è mondo 'a pizza si piega in quattro, si mangia e basta, e
non è necessario di certo sedersi".
Anni dopo. In pizzeria c'è Domenico, il figlio di Antonio, ed il Borbone che
sta arrivando è Ferdinando II, figlio di Ferdinando I: stessa scena di anni
prima.
Vediamo, quindi, che la pizza fa la sua comparsa nel 1700, anche se in realtà
esiste fin dapprima del 1700. Ma possiamo chiamarla tale solo in questo secolo
di dominazione borbonica, quando il pomodoro fa la sua comparsa in Europa e
quindi in Italia.
Passano gli anni ed arriviamo al 1889. Sono arrivati i Savoia. Intanto le pizze
più famose di Napoli sono tre e sono quelle che si mangiano sin dall'inizio del
1800: la pizza alla mastunicola (che poi corrisponde più o meno all'odierna
pizza bianca), la pizza alla marinara (condita con olio, pomodoro, origano,
aglio e cecenielli e cioè alici) e la pizza pomodoro e mozzarella (condita con
solo con olio, pomodoro e mozzarella). Re Umberto I, re d'Italia, e sua moglie
la regina Margherita, decidono di scendere a visitare Napoli, un po' per tattica
politica, un po' per golosità. Vogliono, guarda un po', assaggiare la pizza di
Napoli. Immediatamente vengono convocati a Palazzo reale due pizzaioli fra
quelli più bravi: Raffaele Esposito e sua moglie Rosina Brandi. I due pizzaioli
allora si esibiscono nelle tre, già citate, pizze più famose di Napoli: pizza
alla mastunicola, alla marinara, e al pomodoro e mozzarella, ma quest'ultima con
l'aggiunta di basilico. La consorte di sua Maestà, la Regina Margherita,
apprezza talmente la pizza al pomodoro, mozzarella e basilico (anche per
l'evidente accostamento al tricolore italiano, il bianco della mozzarella, il
rosso del pomodoro ed il verde del basilico), che si complimenta con Raffaele
Esposito, il quale dà alla pizza il nome della regina: Margherita. Ed ecco
allora che la pizza di Napoli si fregia del secondo sigillo reale: prima i
Borboni, poi i Savoia.
Terminiamo questo viaggio immaginario con un intervista, altrettanto
immaginaria, a Raffaele Esposito. Eccolo lì, sulla porta della sua bottega:
" ...ueeeé, accattatev'a pizza... facite colazioooone..."
"Raffaé... ueeeé Raffaeeé..., sentite: ma comme se fa 'sta pizza?"
"E' presto detto. Sentite ammé. Fare 'a pizza è un'arte. S'ha da fa con
le tre regole del fondo, del cornicione e del condimento, che deve avere
ingredienti tipo olio, cecenielli, mozzarella, pummarola, basilico,
sale...".
"Scusate, Raffaé, ma da noi nel 2001 si condisce anche con altre cose,
salmone, mais, salsicce...".
"'O saccio, 'o saccio, non mi ci fate pensare! Dunque dicevo, la sera prima
fate un impasto morbido con mezzo chilo di farina, lievito di pane, sale ed
acqua, ma dovete lavoralo assai per farlo molto elastico. L'indomani, una volta
lievitata, 'a pizza voi la dovete fare tonda e la dovete appiattire più al
centro e meno ai bordi; ed ecco spiegato il fondo ed il cornicione. Eppoi 'mpressa
'mpressa [velocemente] la condite con tutt'e cose, la infilate con la pala e la
cuocete sulla legna, ed ogni tanto la fate ruotare per farla cuocere da tutt'e
parti. Poi di nuovo la infilate con la pala e la servite e se il cliente è un
intenditore, la piega in quattro e s'a magna. Voi ora, però, mi dovete scusare
che debbo lavorare... ueeeé, accattateve 'a pizza... facite colazioooone...".
Claudio Palma
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