FILIERA
Il
termine filiera è oggi molto utilizzato nel nostro linguaggio, ma
qual è il vero significato di questo termine?
La
comparsa di questo termine si collega con la filiera tessile, una
tecnologia nata per dipanare il filato e poterlo lavorare.
Con il
passare dei secoli la parola filiera è entrata in altri ambiti,
assumendo dunque significati differenti.
Viene
utilizzato in meccanica, dove sta ad indicare il macchinario
utilizzato per creare la filettatura alle viti e ai bulloni.
Ma è
nell’ambito alimentare che il termine filiera trova maggiore
utilizzo.
Infatti
questo termine viene utilizzato per intendere un percorso, anche
complesso, che deve fare un
alimento dalla sua creazione al suo
consumo; ad esempio una azienda (o un insieme di aziende) dove si
lavora per allevare animali, formare dei prodotti alimentari con
essi (carne,
formaggio,
latte) e poi metterlo nella distribuzione
che provvederà alla vendita o allo stoccaggio.
Esistono
filiere alimentari più semplici come alcune di quelle
ortofrutticole, dove manca il passaggio della trasformazione
dall’animale al prodotto commestibile, altre, impegnate comunque sui
prodotti della terra, hanno passaggio delicati, ci riferiamo
precisamente a quelle del vino e dell’olio.
Una
filiera non è per forza composta da una sola società, ma può essere
anche una collaborazione tra realtà produttive differenti.
Nelle
filiere dove si allevano animali è necessaria la presenza di molti
professionisti veterinari per garantire la salute e una corretta
alimentazione degli animali.
Infatti,
secondo la legislazione vigente, esistono delle regole che
permettono al consumatore finale di risalire all’esatta provenienza
di un prodotto naturale, procedendo a ritroso lungo tutte le tappe
della catena di filiera. Questa norma viene solitamente definita
come la “rintracciabilità” di un prodotto.
Altro
parametro importante all’interno di una filiera è l'HACCP (Hazard
Analysis Critical Control Point). Si tratta di una analisi dei
rischi igienici e sanitari che una azienda corre e le strategie
messe a punto per evitare problemi. è un ambito importante, grazie
al quale cresce anche la ricerca nella sicurezza alimentare.
Il
rispetto di queste norme sono racchiuse nella legge
internazionale UNI EN ISO 22005.
Grazie a
questa regola a partire dall’1 gennaio 2005 è obbligatorio per ogni
prodotto in vendita riportare le indicazioni per permettere al
compratore di eseguire il percorso della rintracciabilità.
Molte filiere, dal canto loro, per fornire una informazione più
completa cercano di dare anche dei dati nutrizionali dei prodotti
oltre, se si parla di derivati di animali notizie come
l’alimentazione dell’esemplare.
Per
meglio comprendere l’importanza della tracciabilità di un prodotto
prendiamo ad esempio la carne di vitello: innanzitutto l’esemplare
di allevamento viene marchiato con un gancio auricolare, mentre
l’esemplare cresce al codice del marchio viene fatto anche
corrispondere il DNA dell’animale. Al momento della preparazione
delle parti da mandare in vendita viene fatto un prelievo dei vari
tessuti. In questa maniera sarà semplice ricollegare al pezzo di
carne sul bancone del supermercato il vitello da cui proviene.
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