TRASFORMAZIONE DEI CIBI
Sempre più spesso mi chiedo
se l’acquisto e l’utilizzo di nuovi prodotti, studiati a tavolino da veri
tecnici dell’alimentazione, che sperimentano vivande capaci di stimolare i
sensi, la curiosità, e di velocizzare i tempi di cottura e consumo, siano poi
soddisfacenti per qualità e gusto.
In natura determinate
caratteristiche dei cibi hanno dei tempi specifici di cottura e maturazione per
raggiungere il gradimento ottimale adatto al consumo. La produzione industriale,
orientata all’incremento dei prodotti con ritmi veloci, finanzia la
sperimentazione alimentare con sovvenzioni di tutto rispetto, per far fronte
alla richiesta mantenendo i costi contenuti, e ricercare nuovi articoli da
immettere sul mercato per essere competitivi. Consumando questi prodotti ci
rimettiamo in gusto e qualità? Quanto può essere soddisfacente per il nostro
fisico il loro consumo? Solo noi, essendo consumatori del prodotto possiamo dare
la risposta sulla sua validità o tossicità. Per quanto riguarda il gusto poi,
chi ignora quello naturale non sa, chi lo conosce avvolte dimentica, e chi
vorrebbe sapere o ritrovare non sempre sa distinguere, oppure non lo apprezza
più.
Fra le ultime ricerche e
ritrovati voglio segnalare intanto: la pasta che cuoce in metà tempo, lo studio
per rendere meno sgradevole ai bambini ilo consumo di broccoli e carote, o come
aromatizzare la carne iniziando dall’animale vivo, rendere croccanti i fritti,
e che dire di colori e odori studiati a tavolino? Incominciamo a conoscere
alcuni di questi futuri od attuali prodotti: i principi attivi, che si trovano
spesso sull’etichetta di alcuni prodotti, e che aiutano a lievitare o
fermentare, sono enzimi prodotti in natura dal lievito. Trasformati ora dall’ingegneria
genetica sono prodotti chimicamente in diverse categorie, da quelli che rendono
più croccante il pane, o fanno fermentare il vino. Se in natura il processo di
fermentazione continua anche durante la conservazione, producendo gas e
alterando il sapore nel tempo, quello prodotto in laboratorio è bloccato dal
freddo ed aspetta di essere usato per fare il suo dovere.
Una nota industria è
riuscita, con uno di questi ritrovati, a produrre del pane che rimane fresco per
quasi quattro settimane. Anche nel sapore e nell’odore i laboratori hanno
riprodotto gli aromi che siano agri o dolci, che sappiano di pesce o di frutta
non importa, sintetizzati ed aggiunti in gocce o granuli ad alimenti, per
insaporirli o profumarli, difficilmente se non siamo dei veri esperti sappiamo
riconoscerne la natura chimica. Il palato riconosce solo quattro varianti di
sapore, è l’odore che aiuta ad individuare la provenienza, e chi è un vero
professionista dell’olfatto difficilmente si farà prendere per il naso.
E allora? Cerchiamo di
studiare le etichette dei prodotti che acquistiamo per sapere in che quantità
ci propinano i prodotti chimici, e se ne abbiamo la possibilità assaporiamo ed
odoriamo i prodotti genuini per capirne la differenza, diventando a nostra volta
intenditori, oppure decidendo che tutto sommato va bene lo stesso quello che
consumiamo, perché ci piace di più o non vogliamo poi alla fine farci troppi
problemi.
Anche per la verdura, così
difficile da far mangiare ai bambini come carote e broccoli, non c’è
problema.
In Inghilterra una ditta vende
un prodotto da consumo immediato a cui sono stati aggiunti minuscoli chicchi di
cioccolato, rendendolo più gradevole.
La produzione di carne non è
da meno sperimentata (come ultimamente sappiamo purtroppo a nostro discapito).
Si sta cercando, per mezzo di alimentazione particolare data agli animali o per
mezzo di conservanti, di fornirla di un aroma migliore, ma, mi domando, come
riconoscere nel piatto la provenienza (olandese, maremmana, argentina) dell’animale
che la fornisce? Che fine faranno le razze se ne uniformiamo il sapore.
Infine i cibi probiotici sono
veramente interessanti perché orientati a fornire, quando s’ingeriscono, una
prevenzione o cura a determinate patologie come ad esempio: lo yogurt aumenta
i batteri buoni dell’intestino e la margherita fa diminuire nel sangue il colesterolo.
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