La bevanda viene ricavata, come detto, mediante l’infusione
dei fiori essiccati, dando origine alla tipica bibita di colore rosso.
Negli anni ’30 questa bibita era molto usata in Italia,
perché durante l’epoca fascista a causa dell’autarchia (ricordiamo che
i fiori di Ibisco sono originari dell’Abissinia che fu possedimento
italiano dal 1936 al 1941), si usava al posto del tè che proveniva da
Paesi stranieri che attuavano l'embargo contro l'Italia.
Il Karkadè è coltivato oltre che in Africa, nei Carabi,
nella zona tropicale dell’America ed in India.
Oggi è molto usato in
Egitto, ed è tipico dei negozi che vendono oggetti per i turisti offrire
questa bevanda prima di presentare i loro prodotti.
Il nome latino del karkadè è hibiscus sabdariffa,
ed è anche denominato tè rosa dell’Abissinia.
Ha un sapore leggermente acidulo e usato freddo è
molto dissetante.
Se ne può bere in grande quantità perché non contiene
eccitanti e bevuto caldo ha proprietà digestive e di regolazione epatica.
Solo se usato in modo eccessivo può avere un’azione lassativa.
Possiede proprietà antinfiammatorie ed è consigliato
nei casi in cui è necessario stimolare difese immunitarie dell’organismo:
raffreddori, malattie infettive ed influenze.
Inoltre contiene vitamina
C in quantità doppia rispetto alla spremuta di arancia, si anche può
usare esternamente in caso di infiammazioni della pelle.