Tutti abbiamo più o meno letto e ripercorso attraverso
i libri di scuola, la storia della città di Milano ma forse non molti
sanno che intorno alla sua origine si narrano diverse leggende.
C’è chi sostiene che il vero fondatore fosse un mitologico
Belloveso, capo di una tribù di Galli, il quale, durante un’incursione
al di qua delle Alpi, attratto dalla bellezza del luogo decise di fermarsi
in quella terra con tutti i suoi uomini. Ora siccome i galli erano molto
scaramantici avevano incaricato i sacerdoti di interpellare gli dei
circa il nome da imporre alla nuova città, che sarebbe diventata la
capitale della regione conquistata.
Gli dei risposero che quella località aveva la caratteristica
presenza di un tipo particolare di scrofa dal dorso coperto per metà
di lana, e che quindi come nome propizio si poteva adottare come nome
della nuova città, il nome di "Mediolanum" ossia "in medio lanae".
Questa leggenda, la più comune, è stata consacrata
anche dal primo stemma della città, la scrofa lanigera, tuttora
visibile scolpita nel secondo arco del Palazzo della Ragione, in Piazza
Mercanti.
Ma c’è un altro animale che sembra legato alle radici
di Milano e che si trova sugli stendardi della città, la famosa biscia.
La sua prima apparizione risale agli inizi dell’XI secolo, quando Ottone
III incaricò l’Arcivescovo Arnolfo di recarsi alla corte di Bisanzio
per trattare le sue nozze con una principessa. Arnolfo portò dall’Oriente,
oltre alla sposa, altre due meraviglie: una statua che riusciva a formulare
alcune parole predicendo il futuro e un prezioso serpente di bronzo
risalente all’epoca di Mosè. Ma appena sbarcato a Bari con la sposa,
l’Arcivescovo fu avvertito dell’improvvisa morte dell’imperatore Ottone,
proprio come aveva già predetto la statua parlante.
La principessa bizantina tornò dunque in Oriente
portando con sé la statua, e l’Arcivescovo rientrò a Milano recando
invece il serpente di bronzo.
Oggi il serpente è collocato su una colonna di porfido
nell’interno della chiesa di Sant’Ambrogio, a metà della navata centrale,
e le donne gli attribuiscono virtù miracolose contro alcuni mali dei
bambini.