SIPONTO
Il nuovo e l'antico, il passato e il presente, si
fondono a Manfredonia, distesa sulla riva in fondo al golfo che porta
lo stesso nome, ai margini del Tavoliere della Puglia. Il mare, la piana
di Capitanata e il Gargano si integrano fra loro nella lunghissima sequenza
di civiltà e di vicende, che in diecimila anni si sono succedute fino
ai giorni nostri.
Nei dintorni sono ancora visibili i resti delle antiche
civiltà e delle loro abitazioni, come nella splendida cittadina di Siponto,
o "Sipontum" come veniva definita, cioè città delle seppie, secondo
l'etimologia più diffusa, o più probabilmente la città costruita sugli
scogli sforacchiati dai datteri di mare. Fondatore ne fu il mitico Diomede
o, più verosimilmente, quei Dauni primitivi che, portarono qui, dal
mare dell’Illiria la ventata nuova di civiltà e di cultura che arrivò
dopo la guerra di Troia, documentata nelle famose "Stele Daune", più
di duemila pezzi, custodite come unico e inestimabile tesoro che si
conserva nel Museo Archeologico Nazionale, nel Castello svevo-angioino
di Manfredonia. Come tutti i luoghi di passaggio, punti nevralgici di
movimenti di conquista, anche Siponto ha visto e vissuto diverse occupazioni:
Annibale, Odoacre, Teodorico, il vescovo Lorenzo che salvò la città
dall'ira di Totila, e poi Slavoni, Longobardi, Saraceni.
Quando la malaria e i terremoti resero Siponto una
città semidistrutta e deserta, i pellegrini, diretti a Roma dall'Oriente
o in Terrasanta dall'Occidente, continuarono a giungere e a sostare
qui, prima di salire alla Grotta dell'Angelo. Imperatori, sovrani d'Europa,
pontefici, crociati e popolani deponevano le loro ansie e speranze davanti
alla splendida Madonna bizantina e scendevano nella cripta tra una selva
di colonne e un cielo di ariose voltine a crociera, per cogliere un
segno nello sguardo della "Sipontina", la preziosa statua lignea della
Vergine col Bambino, ora nella Cattedrale di Manfredonia unitamente
al sacro tavolo.
Questa atmosfera così particolare, che ha coinvolto
Manfredonia e Siponto, intessuta di memorie antiche e moderne, circola
per le strade e nelle piazze, dove si incontrano palazzi nobiliari con
stemmi gentilizi, loggiati aperti ed ampie corti interne dalle scale
di pietra. Tutto intorno, fra vicoli e viuzze, si susseguono umili casupole
in pietrame o in tufi, costituite dal solo pianterreno e dal tetto a
terrazza, o sopraelevazioni ad un piano con mugnali, scale esterne e
bianchi intonaci di calce.