Oggi
ho lo sgradito compito di parlare in pochi minuti di un territorio, quello
di Castellammare, che dal punto di vista geologico, archeologico,
naturalistico, ambientale e storico-culturale è senza dubbio tra i più
importanti e interessanti d'Europa.
I
suoi massicci calcarei del Mesozoico, circa 130 milioni di anni, si ergono
sul golfo come giganti a salvaguardia di un bene prezioso. Le sue rocce
ricche di fossili ci raccontano la storia dì questi animali vissuti
centinaia di milioni di anni nelle profonde acque del mare.
Le
ricche falesie dello Zingaro e il suo ambiente incontaminato da milioni di
anni ci dicono invece che la storia della natura e dell'ambiente in questo
territorio è stata sempre meravigliosa.
E'
nel Grande scenario della geografia pleistocenica che si svolge l'ultimo
atto del mondo biologico, quello che riguarda l'insediamento dell'uomo in
mezzo agli altri ordini di mammiferi ed è in questo scenario fantastico
del Neolitico che il tonno s'insedia come l'animale più utile all'uomo
per la grande fonte di cibo che riesce a dare, ma anche per il grande
valore storico-culturale-religioso che l'uomo dedica a questo essere
cacciato e nello stesso tempo amato e rispettato.
Da
una pesca del tonno, nel periodo Neolitico, con ami fatti di ossa di
cervo, si è passati ad una pesca intensiva all'inizio dell'età del ferro
con i Fenici, sino ai nostri giorni con l'allevamento intensivo dei tonni.
Il tutto sempre intriso di una religiosità popolare di grande spessore
culturale, quasi direi di sacralità.
Lo
studio del tonno e del suo passato fa emergere una verità storica che è
quasi predominante rispetto a tutti gli altri animali che accompagnarono
l'uomo sapiens alla fine dell'ultima glaciazione wurmiana. Il tonno è
compagno nell'evoluzione culturale ed economica delle nostre genti da
10.000 anni ad oggi.
Nella
Grotta dell'Uzzo nella meravigliosa Riserva dello Zingaro ritroviamo
tracce di una pesca antica, quasi magica, specialmente per quel tempo,
quando non esistevano ancora barche e la pesca si faceva dagli scogli.
Ebbene questi nostri antenati, di cui abbiamo ritrovato i resti
all'interno della grotta, 12 sepolture intatte, risalenti a 12 mila anni
fa, usavano già ami per la pesca.
Ami
di osso di cervo ricurvi per non perdere il pesce quando mangiava di lato.
Tutti sappiamo che questi tipi di ami per la nostra civiltà furono
inventati dai giapponesi negli anni cinquanta. Loro, gli abitanti dello
Zingaro, li avevano inventati migliaia di anni prima. Negli scavi eseguiti
alla Zingaro la cosa che ha più colpito è stato il ritrovamento di resti
di grossi pesci.
l
resti di pesci sono frequenti e stanno a dimostrare che un'attività di
pesca economicamente importante , in base alla datazione al C14, sembra
iniziare intorno alla metà del VII millennio a.C., cioè 9 mila anni fa.
Le specie di pesci finora riconosciute nei vari livelli sono: il dentice,
!'orata, la murena, la cernia di scoglio chiara e quella nera. 1 resti
ritrovati appartengono tutti a esemplari di grandi dimensioni.
E'
facile pensare che anche il tonno veniva pescato in queste acque calde, e
questo è dimostrato dalle pitture neolitiche che si sano rinvenute nella
Grotta di Levanzo. Gli artisti preistorici in genere dipingevano sulla
roccia gli animali che cacciavano. Quindi anche nel Golfo di Castellammare
ben 9 mila anni fa si pescava il tonno. Come mai non ritroviamo resti di
tonno nella Grotta dell'Uzzo? La spiegazione è motto semplice. I tonni
pescati erano sicuramente motto grandi e non si può pensare che venissero
trasportati in grotta a 60 metri di altezza, quindi bisogna credere che il
tonno venisse tagliato appena pescato vicino la riva e i resti gettati in
mare. Anche nella Grotta di Levanzo non sono mai stati trovati tracce di
resti di tonno pur esistendo le immagini dei tonno sulle pareti. Il motivo
è lo stesso.
Bisogna
arrivare ai Cartaginesi per ritrovare il culto della pesca del tonno, e
certamente Castellammare porto degli Elimi di Segesta, alleati dei Punici,
avrà visto sbarcare il tonno del
Mediterraneo,
se non vogliamo pensare che già in quel periodo, in queste zone, così
come nelle isole Egadi, ci fossero delle primordiali tonnare. Questo può
essere dato dal fatto che in siti preistorici si .sono susseguite
popolazioni che hanno trovato un habitat ideale per la loro sopravvivenza.
Castellammare
e lo Zingaro sono uno dei pochi esempi al mondo dove popolazioni diverse,
dal periodo paleolitico, 12 mila anni a.C., sino ad oggi, si sono
susseguite nello stesso territorio e con la stesso ambiente naturale,
Allo
Zingaro lungo !e sue coste ritroviamo una nicchia ecologica intatta simile
a quella esistente nel periodo preistorico. L'esame palinologico dei
pollini fossili ci indicano le stesse piante e lo stesso clima.
Ecco
perché qui oggi, c perché in questo ambiente incontaminato da millenni.
Per amare questo territorio basterebbe andare al porto di Castellammare
all'alba per comprenderlo, quando brulica di pescherecci, tornati dalla
lunga notte di pesca, quando sulle banchine il pescato è meraviglioso, da
dipingere, ancor prima che da mangiare.
L'allevamento
del tonno a Castellammare, e la sagra del tonno oggi, bisogna guardarli
come una continuazione culturale di un rito sacro che continua a
coinvolgere le nostre menti, la nostra cultura e l'essenza stessa della
nostra storia di uomini di mare.