Le più antiche testimonianze della presenza umana
nel territorio di Iglesias risalgono al periodo Neolitico, come
testimoniano le frecce di ossidiana trovate sul colle Buoncammino,
sul monte Casulla, o la necropoli di Montixeddu. Nel corso della
storia, accertata è la presenza di Fenici (600 d.C.), Cartaginesi
(700 d.C.) e soprattutto dei romani, che avevano il centro più
importante a Corongiu, a Sud di Iglesias. Iglesias è sempre stata
importante per le sue miniere, sfruttate a più riprese dai diversi
popoli che invasero e occuparono questo territorio.
Il nome della città di Iglesias non è molto
antico, dato che inizialmente veniva denominata data Villa di
Chiesa, e anche Villeclesia. Al tempo dello splendore delle
repubbliche marittime italiane, la città infatti si trova denominata
Villeclesia Argentaria, nome che i Pisani avevano aggiunto non tanto
per l'argento che, sia pure in modeste proporzioni, si trovava nelle
miniere del luogo, ma perché allora il piombo, che si scavava nelle
miniere stesse, prendeva il nome di argentiere.
A parte la dominazione pisana, la storia di Villa
di Chiesa o di Iglesias, è strettamente legata a quella di tutta la
Sardegna, passata in potere degli Spagnoli dapprima nominalmente
(1479) per il matrimonio di Ferdinando II di Aragona con Isabella di
Pastiglia, ed effettivamente nel 1516 quando, per la morte del re,
salì al trono il nipote, ex figlio, Carlo, che cinse di poi la
corona imperiale. Alla morte di Carlo II, avvenuta nel 1700, sorsero
diversi pretendenti a contendersi la successione; la guerra che ne
seguì finì col trattato di Utrecht (1713) e con quello di Rastadt
(1714), per effetto dei quali la Sardegna passò agli Austriaci. Il
re di Spagna, Filippo V, la riconquistò nel 1717, ma dovette cederla
alla quadruplice alleanza che gli si era formata contro.