LARGO AI “MAESTRI DEL CARNEVALE”!
Periodo di coriandoli e stelle filanti:
siamo in pieno periodo di Carnevale! L’etimologia della parola risale
molto probabilmente al medievale latino “carnem laxare” (non mangiare
carne, con riferimento al periodo quaresimale, che prevede digiuno,
astinenza e penitenza), da cui deriva direttamente il termine dell’antico
dialetto toscano “carnasciale”, diffusosi conservando la radice pressoché
intatta nelle principali lingue europee: esso identifica comunque il
periodo festaiolo e spensierato tra la Befana e la Quaresima. La nascita
del carnevale? Non si è mai saputa con certezza: un documento risalente
all’epoca di san Girolamo (342-420) accenna già ad allegorie e canti e
comunque al periodo liberatorio in preparazione all’astinenza.
Attraversando rapidamente i secoli, ci soffermiamo sul luogo dove, per
tradizione antica, “i frizzi e i lazzi” si fondono perfettamente con la
vera e propria capacità artistica: è Viareggio, città natale di uno dei
carnevali più famosi a livello nazionale ed internazionale. Da ormai oltre
130 anni il capoluogo della Versilia riserva ai propri ospiti, amanti o
semplici turisti curiosi, delle sorprese che le immagini ed i servizi
televisivi non riescono a rendere nemmeno in minima parte: camminando per
i “viali a mare” che costeggiano la leggendaria spiaggia versiliese, ci
imbattiamo in vere e proprie costruzioni di cartapesta che, durante i
cinque appuntamenti per i “Corsi Mascherati” (4 domeniche ed il Martedì
Grasso) creano un’atmosfera magica e spensierata, grazie alle musiche, ai
movimenti, ai colori che animano i carri allegorici di prima e seconda
categoria (le costruzioni sono infatti suddivise e classificate in base
alla grandezza e alla ricchezza di rifiniture e particolari).
Nonostante il carnevale toscano oggi non riservi in realtà particolari
suggestioni e non goda di una grossa fama a livello nazionale, nessuno
resta impassibile di fronte alle di maschere che impersonano figure più o
meno popolari, accompagnate da ironia ed umorismo: eccoci quindi a
focalizzare la storia di Viareggio e le origini di tale tradizione, che
affondano comunque le radici nel 1800, quando la Toscana seppe sfruttare
un periodo di benessere e di sviluppo economico e culturale per dar vita,
una sera del 1873, nelle stanze del Regio Casino, grazie ad un gruppo di
giovani, al “Carnevale di Viareggio”, con l’istituzione della “Società del
Carnevale”: la richiesta per la prima manifestazione è datata 17 Febbraio
1874. Solo dopo il 1905 il percorso delle sfilate si sposta sul viale a
mare, più largo, dritto e spazioso per le esigenze della manifestazione.
E’ da circa 100 anni quindi che Burlamacco e Ondina si incontrano in
Passeggiata (questo è il nome del tratto che costeggia la spiaggia) a
Carnevale per vivere insieme ad un bagno di folla (in prima fila i
viareggini, che si autodefiniscono “nati coi coriandoli al posto del
sangue”), tutta rigorosamente in maschera (da 0 a 100 anni), le follie
della spensieratezza e dell’allegria sul ritmo di canzoni tradizionali e
popolari: sono proprio loro infatti i personaggi simbolici della
manifestazione, nati nel 1930 dalla matita di Umberto Bonetti, che
mettendo insieme elementi di Arlecchino, Balanzone, Rugantino e Capitan
Spaventa, creò il primo Burlamacco e la prima Ondina (quest’ultima,
bagnante in perfetto stile anni ’30 con tanto di castigatissimo costume,
modificato poi solo nel 1980 per ridurlo ad un bikini più adatto ai tempi
moderni), custodi di una tradizione che si mantiene viva ancor oggi,
allargando la sua sfera di notorietà in maniera sempre crescente (si
consideri che dal 1988 il Burlamacco - che deve il suo nome ad una parodia
del pittore Buffalmacco - è entrato a far parte del Museo delle Arti e
Tradizioni popolari di Roma come Maschera Ufficiale del Carnevale).
L’evento invernale non si esaurisce nelle sfilate e nei giochi
pirotecnici, ma è accompagnato in campo artistico dalla Canzonetta
(manifestazione in cui si esibiscono in performances di cabaret in
vernacolo i più promettenti e tradizionali comici della Toscana) ed in
campo sportivo dal Torneo Calcistico Coppa Carnevale, oltre a varie
iniziative rionali e concorsi di Bellezza per l’elezione di Miss
Carnevale.
Un universo di colori e di tradizioni coordinato dal Comitato Carnevale
(nato nel 1920), con sede proprio in Piazza Mazzini, cuore delle
manifestazioni e della stessa Viareggio: ma la fama e la simpatia che
caratterizzano maggiormente questo evento sono dovute soprattutto allo
spirito viareggino canzonatorio e un po’ anarchico e alla carica di ironia
e allegoria che emanano i soggetti dei carri , che da anni, in base alla
quotidianità e ai tempi, prendono forma grazie alle opere di esperti di
un’arte particolare ed antica: quella degli artigiani della cartapesta.
Abbiamo incontrato, intento nei ritocchi finali della sua ultima
“creatura”, Emilio Cinquini, uno dei più famosi “maestri della
cartapesta”.
“Fin dall’età di 4 anni- confida Emilio- adoravo fare scarabocchi: mio
nonno ha sempre conservato un mio “cavallo imbizzarrito”! A 10 anni ho
cominciato, con un piccolo cavalletto, a dipingere ad olio. La vena
creativa credo fosse nel DNA della mia famiglia: uno dei miei zii fu
chiamato a collaborare con la Mondadori negli anni ’40 come disegnatore di
Topolino, mentre mio padre è stato costruttore di carri per il Carnevale.
Nonostante questo, da bimbo volevo fare l’architetto: ho studiato infatti
da geometra, anche spinto dai miei, ma poi ho concretizzato qualche
piccolo sogno e a 17 anni ho fatto un corso per la lavorazione della
cartapesta. Tutto è nato da lì, poi solo tanta fiducia e buona volontà.”
Da “curiosi” chiediamo ad Emilio in che consiste concretamente l’attività
di un carrista: “Dedichiamo circa sei mesi di lavoro alla preparazione del
carro del Carnevale di Viareggio : è il maggior cliente. Poi non mancano
richieste per maschere singole o scenografie in cartapesta per teatro e
televisione.” Insomma, chi più ne ha, più ne metta!
“Quello del carrista-continua Emilio –è un lavoro molto particolare, che
ci permette di liberare la nostra vena artistica e creativa, ma che non è
ancora riconosciuto tra le canoniche “arti e mestieri”: infatti non esiste
un albo professionale vero e proprio, cominciano solo ora i primi corsi
ufficiali per i cosiddetti maghi della cartapesta, mentre al momento in
termini burocratici siamo considerati artigiani senza ulteriori
specifiche.” Ed invece, entrando nell’atelier dove riposa “Il Signore
degli Anelli” (alias Berlusconi), protagonista principale del suo carro di
quest’anno, si notano le tante peculiarità che caratterizzano questa
attività poco diffusa, ma di enorme valore.”Qual’è –domanda retoricamente
Emilio- la soddisfazione più bella, in ambito lavorativo, se non quella di
far esplodere il sorriso ed il buonumore della persona comune che si
imbatte nel tuo operato?”.
Cinquini ha da poco, come tutti i carristi di Viareggio, a disposizione un
grande hangar in muratura all’interno della “Cittadella del Carnevale”
(spazio creato appositamente per dare un luogo ed una base alla forse più
grande tradizione locale), ed è qui che nascono, crescono e si sviluppano
le sue idee. ”Si parte dalla realizzazione del bozzetto del carro, che è
uno schizzo dimostrativo su carta, poi c’è la sua presentazione al
Comitato Carnevale e, dopo la sua eventuale accettazione, parte (a fronte
di finanziamenti -differenziati per le due categorie- distribuiti
dall’Organizzazione stessa) la costruzione vera e propria: prima il calco
in gesso, poi le intelaiature in ferro, che vengono ricoperte da strati di
fogli di giornale incollati e successivamente essiccati in un apposito
locale -denominato appunto essiccatoio-, alla fine si dipinge il tutto ed
il gioco è fatto!” E sembra incredibile collegare l’enorme mascherone di
un Berlusconi che sembra vivo, montato su una struttura complessiva alta
poco più di 18 metri per un peso complessivo di circa 25-30 quintali (il
carro è ovviamente animato da una squadra di persone mascherate e
scatenate che saltellano a ritmo delle più disparate melodie sulla sua
costruzione trainata da un trattore),ai pezzi che testimoniano il percorso
della sua costruzione. “Il lavoro di mesi –mio e dei miei collaboratori-
viene ripagato interamente dal bagno di folla di queste 4 settimane, al
termine delle quali la Giuria della Fondazione Carnevale stila la
classifica dei carri vincitori: l’entusiasmo è l’ingrediente di base, per
il resto speriamo bene!”. E noi non possiamo far altro se non augurargli
con tutto il cuore un enorme IN BOCCA LA LUPO!, imbevuti di uno spirito
fiabesco da “commedia dell’arte”.
Alessandra Giordani
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